BUSTO ARSIZIO La corte condanna l’imputato alla pena dell’ergastolo e all’isolamento diurno per un anno. Oltre al risarcimento dei danni quantificati in 180 mila euro per la madre, e in 80 mila euro per ognuno dei fratelli e delle sorelle che si sono costituiti come parti civili». Fine pena mai. È questa la condanna inflitta ieri nel tribunale di Busto Arsizio ad Emanuele Italiano, riconosciuto dalla corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio come l’esecutore materiale dell’omicidio di Salvatore D’Aleo. Al momento della lettura della sentenza i componenti della famiglia di Italiano sono scoppiati in lacrime.
Tanto dolore, ma anche una punta di soddisfazione per la madre di Salvatore D’Aleo, sempre in aula durante il processo. «Giustizia è stata fatta, per adesso – ha commentato la donna -. L’anima di mio figlio è salva». D’Aleo, vicino alla cosca dei Rinzivillo Madonia, era scomparso nell’ottobre del 2008 e il suo corpo fu ritrovato solo 4 anni dopo nei boschi di Vizzola Ticino. Ad indicare dove fosse fu Rosario Vizzini, capo della succursale bustocca della mafia di Gela. Quella di ieri è stata un’udienza fiume, iniziata alle 10 del mattino e conclusa in serata. Per circa tre ore il pubblico ministero Giovanni Narbone ha ripercorso gli ultimi giorni della vita di D’Aleo.
L’omicidio commesso da Emanuele Italiano e Fabio Nicastro e ha dimostrato come Italiano stesso si “accompagnasse” con i due boss gelesi. La tesi dell’avvocato Alberto Talamone, legale dell’uomo, era infatti che Italiano fosse estraneo al gruppo che chiedeva il pizzo agli imprenditori bustocchi provenienti da Gela. «Quelle che riguardavano Italiano erano solo chiacchiere che riguardavano “i Gelesi” – ha spiegato l’avvocato Talamone -. Gente che veniva dalla Sicilia più scura, guardata con sospetto e ghettizzata dagli imprenditori dell’epoca. Chiaro che andassero tutti allo stesso bar o che chiacchierassero tutti tra di loro».
Invece, secondo la ricostruzione del pm della Dda di Milano, accettata dalla corte d’Assise, Italiano era pienamente inserito in quel gruppo mafioso. Era il killer freddo e che parlava poco. Una figura di mafioso vecchio stile. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere 90 giorni. Perché la famiglia di Salvatore D’Aleo possa accedere al fondo dello Stato per le vittime della Mafia bisognerà invece aspettare che la sentenza diventi definitiva. Impossibile, infatti, che Italiano, che risulta tutt’altro che ricco, possa pagare risarcimenti da centinaia di migliaia di euro.
b.melazzini
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