Una ricerca appena pubblicata su Clinical and Translational Gastroenterology dimostra che il Lactobacillus fermentum è in grado di “spegnere” la via di infiammazione silente dell’asse intestino, fegato e cervello in chi abusa di alcol.
La ricerca è stata presentata ufficialmente al mondo scientifico nel corso del convegno “Ossisteroli, cervello, cuore e disordini del dell’umore” organizzato dalla Società Italiana di Biologia Sperimentale (SIBS) a Como la scorsa settimana. Condotta da un’equipe di 16 ricercatori provenienti da diverse Università italiane e straniere col supporto incondizionato di Bromatech S.r.l, è stata pubblicata nel mese di gennaio 2016 sulla prestigiosa rivista “Clinical and Translation Gastroenterology” (Gruppo Nature). Gli autori hanno dimostrato la capacità del batterio intestinale Lactobacillus Fermentum di ridurre l’entità del danno da infiammazione provocato dall’abuso d’alcol e i danni al tessuto epatico.
Il fegato è in grado di metabolizzare solo una certa quantità di alcool indipendentemente dalla quantità ingerita; tale metabolizzazione dipende dalla quantità e qualità degli enzimi epatici determinate da fattori genetici; l’alcolemia raggiunge il suo massimo fra i 30 ed i 45 minuti dopo il consumo (34 g. di birra, 14 g. di vino e 4,2 g. di superalcolico contengono la stessa quantità di etanolo). La soglia legale di 50 mg% non viene ancora raggiunta dopo due drink, ma con tre si arriva a 70 e con quattro non solo si raggiunge 90 ma per circa 4 ore si rimane al di sopra o intorno ai 50 (con tre drink invece si rimane intorno a 50 solo per 2 ore).
L’assorbimento dell’alcol dipende dal contemporaneo consumo di alimenti essendo lento nei pasti con molti lipidi e veloce a stomaco vuoto; l’alcolemia è più elevata nelle donne che negli uomini dopo il consumo di eguale quantità di alcolici: ciò dipende sia dal minore contenuto idrico nel sesso femminile che da una ridotta attività enzimatica dell’ADH; questi fenomeni spiegano i danni epatici, cardiaci e cerebrali di maggiore entità che l’alcool arreca alle bevitrici.
«La scelta sperimentale di valutare il ruolo del microbiota e in particolare del Lactobacillus Fermentum nei danni da alcol è stata fatta per due motivi – interviene il professor Massimo Cocchi, Direttore dell’Istituto Paolo Sotgiu per la Ricerca Quantitativa e Quantistica in Psichiatria e Cardiologia, LUdeS Foundation Higher Education Institution, Malta e Lugano e presso l’Università degli Studi di Bologna – Innanzitutto perché l’alcol è l’espressione del massimo danno possibile a livello cellulare, in quanto capace di modificare la mobilità delle membrane i cui effetti possono manifestarsi soprattutto con disordini dell’umore. Quindi, secondo aspetto importante, la consapevolezza che è possibile grazie al microbiota intestinale ridurre le sostanze pro infiammatorie e stimolare un aumento della compattezza dell’epitelio intestinale e di conseguenza una riduzione del rischio di steatosi epatica alcolica».