In occasione del 95° dalla fondazione, il gruppo Alpini di Cantello ha dedicato i suoi spazi a una mostra sulla grande guerra 1915-1918, con materiale prezioso e introvabile proveniente dal fronte bellico, da elmetti a bombe a mano, scarponi con ramponi, pipe, fotografie d’epoca e moltissimi altri interessanti reperti. Curatore della mostra nonché appassionato collezionista della prima guerra, Ruggero Pandolfi, rivela la sua passione nata in famiglia: «La mia passione è nata tanti anni fa, in memoria di mio padre Carlo,
chiamato Carletto, nato nel 1898, che ha fatto due anni di guerra, il 1917 e il 1918, sul fronte macedone, dove è stato ferito e per quaranta giorni è rimasto cieco completamente e ha riportato questa menomazione per tutta la sua vita: un restringimento del campo visivo. Prima mi ero dedicato al Risorgimento, poi sono passato, da circa 12 anni, alla prima guerra mondiale. È stato anche un colpo di fortuna perché ho incontrato un mio vecchio amico, Servino Ceschia, un compagno di militare che ho fatto a Gorizia e, con lui, è nata la passione di andar per trincee a trovare questi materiali». Ma da dove provengono questi reperti? «La raccolta di materiale viene prevalentemente dal Carso, in particolare dalla zona della III Armata, che partiva da Monfalcone, che occupava tutto il Sabotino, il Monte San Michele, il Lenzuolo Bianco d’Italia, fino al ricongiungimento con la II Armata, nella zona di Caporetto. Ormai sono anni che andiamo a cercare materiale che troviamo prevalentemente tramite famiglie, contadini, dato che sulle trincee si trova pochissimo, reperti arrugginiti». E a quali reperti si sente più legato? «Non c’è un oggetto a cui sono affezionato, forse il primo elmetto che ho trovato sul Sabotino, o una medaglia con il foro di un proiettile o le vanghette; tutto ha un valore e un qualcosa di storico, non si raccoglie tutto, ma si cerca di fare una selezione, trovare una rarità o cose particolari perché altrimenti si ammucchia, non si colleziona. Può essere anche una fibbia trovata in una trincea, o in una caverna o materiale francese trovato in varie zone, qualsiasi cosa o il palo da trincea, per esempio». All’interno della mostra si può ammirare una straordinaria raccolta di materiale sanitario, una cassetta completa di pronto soccorso, varie tipologie di mascherine, delle prime maschere per anestesia alle dotazioni per infermieri, oggetti veramente interessanti e rari, insieme a manuali dell’epoca per operare. Una sezione della mostra è dedicata al materiale iconografico collezionato e raccolto da Salvatore Ferrara di Porto Ceresio: «La mia passione è nata 40 anni fa, quando ho iniziato a raccogliere cartoline di Porto Ceresio, della Valceresio, del lago di Lugano, poi man mano la raccolta si è ampliata e ho raccolto materiale della prima e della seconda guerra mondiale, degli Alpini, dell’arma dei Carabinieri, ho avuto la fortuna di trovare un vecchio album di foto, di 3 e 6 cm, originali fatte da un capitano, Giuseppe Sormani, la cui figlia viene in vacanza a Porto Ceresio». Una passione speciale per la ricerca storica: «Anche a me è sempre interessata la storia, un po’ per volta ho raccolto materiale raro come l’atto di condanna di un soldato, accusato di codardia, che è stato condannato alla fucilazione al petto». Materiale che è entrato nei libri di storia: «Ho recuperato l’originale del Corriere della Sera con la notizia dell’attentato di Sarajevo, la dichiarazione di guerra dell’Italia e cartine con l’impero austroungarico». Al termine della mostra il materiale esposto forma un piccolo museo domestico a casa di Pandolfi: «Quando finisce la mostra, riporto il materiale, fino al prossimo allestimento, a casa dove ho un piccolo museo della grande guerra».