Una lunga storia bianconera. È uscito ieri al cinema dove resterà fino a mercoledì, anche a Varese, il film documentario con la regia di Marco e Mauro Villa che racconta la storia della Juventus.
Anche dalle nostre parti sono tanti i tifosi che accanto al biancorosso hanno nel cuore il bianconero. Tra questi il primo cittadino di Varese : «Mi sono appassionato a questa squadra ai tempi di Platini – ci racconto il Sindaco – Vedere giocare lui mi ha fatto innamorare non solamente della maglia bianconera, ma anche del calcio. Ho cominciato a vedere la Juve allo stadio che ero già un adolescente insieme ad alcuni amici dei miei genitori.
Ho assistito a una serie di incontri al Delle Alpi e ricordo anche a San Siro la finale di Coppa Uefa contro il Parma. Per le partite importanti che non potevo invece vedere dal vivo, come la Champions o quelle in cui davvero si rischiava di vincere qualcosa di grande, avevo invece l’abitudine di riunirmi con un numero ristrettissimo di amici juventini, rigorosamente sempre gli stessi. Ovviamente non uno di più, non uno di meno perché la scaramanzia non si tocca. Quella di Platini era però una Juve diversa, figlia di un calcio diverso del quale forse era un po’ più facile tenersi stretti dei ricordi».
e hanno invece vissuto la Juve da dentro lo spogliatoio. Un orgoglio per entrambi fare parte della storia bianconera: «Ho saputo del film che esce oggi – ci dice Anastasi- e ho letto dai giornali che ripercorre un po’ tutta la storia di questa gloriosa società. Non so ancora se apparirò da qualche parte, ma ci spero davvero perché è sempre stato un orgoglio poter indossare questa maglia. Di momenti indimenticabili di quegli otto anni ce ne possono essere tanti. Ricordo con molto più piacere il primo scudetto perché, insomma, le prime volte non si dimenticano mai. Poi ci sono altri momenti indimenticabili tra campionati e coppe di campioni. Ora sono in convalescenza per una piccola operazione, ma spero di poter vedere il film appena posso». «Il periodo alla Juve è stato bello, positivo ed importante – l’emozione ancora viva di Limido – Avevo solo 23 anni e avevo già ricevuto diverse altre richieste in quel momento. La Juve è la Juve, come si poteva dire di no? Nonostante abbia giocato poco e abbia avuto molte più soddisfazioni in altre squadre è un periodo che non mi dimenticherò. Davanti a me c’erano Cabrini e Boniek che non erano certo gli ultimi arrivati e praticamente non potevo giocare mai. Trapattoni all’epoca mi parlava in dialetto lombardo e continuava a dirmi «tegn dur» che la mia occasione sarebbe arrivata. Questi due però stavano male tutta la settimana, ma poi giocavano sempre loro. Nonostante questo, è stato tutto indimenticabile».