La delusione, cocente, non se n’è ancora andata. Brucia. Domenica si è toccato il fondo. Al di là degli interpreti, delle scelte, di chi gioca e chi no. Di una squadra costruita male: discorsi triti e ritriti. Brucia, perché quella roba lì non è il Varese. Non è essere il Varese. È questione di atteggiamento: e quello non ci rappresenta. Siamo andati sotto con l’ultima in classifica, come fosse normale: uno schiaffo, poi un altro. Niente.
Nessuna reazione. Carattere zero. A testa bassa. Rassegnati. Il Legnano è uscito sotto gli applausi di noi tifosi della tribuna: è ultimo, e ha un piede in Eccellenza. Ma è fiero. E in campo ha lasciato sudore e sangue. Il Varese? Un urlo, un’incazzatura, una faccia cattiva: mai. Finiamola in 8 piuttosto, perché siamo andati in battaglia. Ma perdere arrendendosi, no. Giocando così non si va da nessuna parte: né col Varese, né con nessun altro. Questa maglia è stata indossata da grandi giocatori. Che, anzitutto, erano grandi uomini. Pavoletti, tanto per dirne uno. Che non è di Varese. Che è arrivato qui in prestito e qui non sarebbe rimasto. Ma che ha discusso a testa alta, anche con chi lo contestava: perché ogni volta che ha indossato la nostra maglia lo ha fatto come se fosse l’ultima. Rendendoci orgogliosi.
Siamo 1500 in casa, 500 in trasferta. Vogliamo sempre vincere, ma possiamo anche perdere: ma così, non ce lo meritiamo. Diamo tutto, partita dopo partita, stagione dopo stagione su ogni campo, in qualsiasi categoria.
Per questo domenica saremo a Chieri. Perché amiamo questi colori. Difendeteli, insieme a noi. Dimostrate di tenerci. Reagite per voi e per il vostro orgoglio. Reagite per noi e per la nostra passione.
Siate uomini. Lottate. Sudate. Metteteci il cuore. Sosterremo sempre chi scende in campo con la nostra maglia: a patto che venga indossata e non messa su. Il Varese per noi è una fede. Giocate come faremmo noi: con orgoglio, grinta, onore, fame, sacrificio. Dateci un motivo per essere al vostro fianco: e noi ci saremo. Sempre.