Peculato continuato, favoreggiamento personale e concorso in falsità ideologica: la procura di Varese chiude le indagini e chiede il rinvio a giudizio per Gianpietro Ballardin, sindaco di Brenta ed ex presidente del consorzio di polizia locale del Medio Verbano, e l’ex comandante del corpo Ettore Bezzolato. I due erano stati arrestati (Bezzolato riarrestato in realtà) lo scorso 13 gennaio. Secondo gli inquirenti, Bezzolato si sarebbe appropriato di alcune somme di denaro ricevute quale compenso di servizi straordinari effettuati dalla polizia locale,
durante alcuni eventi organizzati da enti ed associazioni all’interno dei comuni di competenza del consorzio (dodici in totale). Il sindaco Ballardin (Pd), nella sua funzione di presidente del consorzio, avrebbe tentato di coprirlo. Quella di Ballardin è da subito apparsa come posizione marginale. Le indagini a carico del poliziotto erano iniziate lo scorso anno quando, secondo quanto si apprende, i carabinieri della compagnia di Luino (Varese) avevano scoperto che Bezzolato aveva distratto denaro ricevuto per ragioni di lavoro e destinato al corpo di Polizia Locale per ben sette anni di seguito (dal 2007 al 2014). Ricoprendo anche la carica di economo del corpo, Bezzolato aveva esclusivo accesso alla cassaforte. Le indagini, coordinate dal pm Massimo Politi, si erano concluse ad agosto con il suo arresto per peculato continuato, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Varese. In quell’occasione, unitamente ai finanzieri della compagnia di Luino, i carabinieri avevano sequestrato computer e documentazione contabile relativa alla gestione del comando dagli uffici amministrativi. Dall’esame di quei rendiconti sarebbe emerso che Bezzolato aveva continuato a sottrarre denaro al corpo anche nel 2015. Le indagini, passate in mano alla GdF, avrebbero dimostrato che l’ex comandante ha sottratto dalla gestione dello scorso anno circa 2500 euro in contanti derivante dal pagamento di contravvenzioni stradali e dai servizi straordinari non debitamente registrati. Non solo. Secondo le Fiamme Gialle, rimesso in libertà dopo il primo arresto e reintegrato in sevizio in qualità di agente, a ottobre avrebbe finto di trovare parte del denaro mancante in una busta nascosta in un armadio del comando. Al presunto ritrovamento dei soldi avrebbe assistito Ballardin che avrebbe firmato un documento che ha protocollato il falso ritrovamento per alleggerire la posizione del collaboratore, valsagli l’accusa di favoreggiamento personale.