– «Signora qui è l’Arma dei carabinieri. Sua figlia ha avuto un incidente. Ha investito un ragazzo di 17 anni che ha riportato un grave trauma cranico». Una chiamata formale, un italiano perfetto, una voce capace di simulare tutto il peso di un’istituzione. «Sua figlia è in arresto. Ma la famiglia del ragazzo è disposta a ritirare la denuncia se verranno versati 5.600 euro. Altrimenti sua figlia trascorrerà quattro mesi in carcere».
È gelida la voce del finto maresciallo che dall’altro capo del telefono dà il via ad una truffa spietata. È la figlia della vittima, una pensionata ottantenne di Varese, a segnalare al nostro giornale l’accaduto «perchè sia d’allarme ad altre potenziali vittime. Perchè ciò che è accaduto a mia madre non accada ad altri. Quando abbiamo denunciato l’accaduto i carabinieri ci hanno detto che il nostro era il 33esimo caso registrato in provincia. Vorremmo quindi essere di aiuto ad altri».
Il fatto è avvenuto poco dopo le 11 di giovedì. La vittima ha risposto al telefono di casa e quella voce l’ha gettata nel panico. La truffa è stata organizzata da una banda di professionisti organizzati. Il falso maresciallo conosceva il nome della figlia dell’ottantenne e il modello d’auto che la donna guida. Non solo: la chiamata è stata fatta in un orario perfetto quando è probabile che una persona al lavoro si stia spostando in auto e quando le banche sono aperte e possono essere eseguiti dei prelievi.
La vittima preoccupatissima ha precisato che non aveva quel denaro in casa. Le viene fornito il nominativo del presunto avvocato della famiglia del ragazzo investito e il numero di telefono dello studio. All’anziana viene detto di chiamarli subito da un cellulare senza chiudere la telefonata con il falso carabiniere. In questo modo la vittima è stata completamente isolata: non avrebbe potuto avvisare nessuno di quanto stesse accadendo. Il falso avvocato è conciliante, dice all’ottantenne di non preoccuparsi, che un suo collaboratore l’avrebbe raggiunta a casa. Cosa che avviene. La donna ribadisce che in casa non ha denaro (la famiglia ha subito due furti e non tiene più nulla nell’abitazione) e il falso legale allora le chiede qualcosa in pegno. L’orologio d’oro che ha al polso, la fede nuziale, un altro anello, la fede con brillanti che il marito le ha donato per i 25 anni di matrimonio e l’orologio d’oro che la vittima regalò 60 anni prima al marito in occasione del fidanzamento. In pratica tutto ciò che di valore c’era in casa. Il malvivente arraffa tutto e dice alla donna di raggiungere, non appena prelevati i soldi lo studio dell’avvocato fornendole l’indirizzo. Una volta consegnato il contante le saranno restituiti i preziosi. Dice alla vittima anche di non dire al bancario a cosa le servirà il denaro per evitare problemi. Poi sparisce. L’ottantenne, sempre più spaventata e preoccupata, d’istinto a quel punto telefona alla figlia. Pensa anche se è in arresto magari risponde. E la truffa si svela. La figlia ferma una pattuglia dei carabinieri per strada, in pochi minuti due pattuglie e alcuni militari in borghese sono a casa dell’anziana. Viene tentata una consegna controllata ma i truffatori sono già spariti. «Vogliamo che tutte le potenziali vittime sappiano – conclude la figlia – se chiedono denaro è una truffa. Non esiste l’ipotesi cauzione in Italia e carabinieri o polizia non possono chiedere ne ricevere denaro in nessun caso. Chiunque venga contattato chiami immediatamente il 112».