Non esiste situazione peggiore per un calciatore se non quando stare lontano dal campo per infortunio. Soprattutto se quell’infortunio è arrivato nel tuo momento migliore della stagione. Luca Piraccini ha giocato la sua ultima partita a Legnano il 20 novembre scorso, regalando a Davide Bottone l’assist per il gol del 2-0. Il mercoledì seguente, il crack in allenamento: frattura al metatarso del piede sinistro, 2016 concluso. Una mazzata. Due giorni fa, ancora di mercoledì, il Pira è stato operato a Luino dal dottor Carlo Montoli, storico ortopedico di fiducia del Varese. Un’operazione che lo stesso dottor Montoli un paio di anni fece a Neto Pereira. Abbiamo scambiato due parole con Luca, nel giorno successivo all’intervento.
Bene dai, ora sono a casa, sono stato dimesso subito. Mi hanno inserito una vite nell’osso per saldare meglio la frattura e soprattutto per evitare che ci siano ricadute in futuro. La frattura era composta e quindi sarebbe guarita in ogni caso, ma senza l’operazione i tempo di recupero sarebbero potuti essere più lunghi. Abbiamo atteso due settimane per vedere con una lastra se qualcosa fosse cambiato, poi si è scelto di operare.
Ci vuole del tempo. Innanzitutto ora dovrò tenere il tutore per due settimane senza poter appoggiare il piede, mentre nelle due settimane successive potrò iniziare a camminare pian piano. Diciamo che il tutore dovrò tenerlo per circa un mese, ma nel frattempo farò della ginnastica per mantenere il tono muscolare. Inizierò poi la riabilitazione, con un po’ di palestra e di piscina. Spero dunque di tornare a disposizione per i primi di febbraio. Ci vorrà del tempo per ritrovare la condizione, ma l’importante è tornare presto in campo.
In realtà io mi sentivo benissimo già all’inizio dell’anno, ero uscito molto bene dal ritiro e a Cuneo avevo giocato da titolare, anche perché non c’era Giovio. La condizione era buona fin dall’inizio, poi avevo trovato poco spazio e poca continuità, ma stavo bene. Con l’arrivo di Baiano ho visto il campo più spesso ed ero in un momento positivo, quello è vero. Non tanto per aver trovato il gol, perché alla fine i gol arrivano quando meno te lo aspetti. Chiaro, per un attaccante conta, però più uno cerca il gol e meno lo trova. Se ti metti a disposizione della squadra, anche le soddisfazioni personali arrivano.
La squadra l’ho vista molto bene in queste ultime giornate. Con il Chieri abbiamo faticato un po’ ma un pari sarebbe stato giusto pur non avendo giocato benissimo. Da quella domenica in poi siamo cresciuti. Contro la Bustese credo che la prestazione non sia mancata, nonostante ci sia stata un po’ di fatica a finalizzare. Però ci può stare, dopo tante partite in cui abbiamo segnato e fatto bene. Siamo sulla strada giusta perché siamo un gruppo compatto, che lavora sodo, crediamo nello stesso obiettivo e nelle idee che mister Baiano ci trasmette ogni giorno. Quando è così, i risultati arrivano.
La nostra squadra per me è forte, e i giocatori che sono arrivati sono prima di tutto bravi ragazzi, ottime persone. Entrare in un gruppo consolidato come il nostro non è mai facile, ma se ci tieni, se giochi per il compagno, se dai tutto, sei subito accettato.
Senza dubbio la vittoria del campionato, anche se forse non c’era nemmeno bisogno del mio arrivo affinché succedesse. Sono soddisfatto e felice della scelta che ho fatto, perché è stata quella giusta, pur avendo lasciato Borgosesia, una realtà in cui mi trovavo bene. Questo 2016 non lo cambierei mai, per le tante soddisfazioni che mi ha dato e per tutte quelle che aver scelto il Varese mi permetterà di vivere d’ora in poi. Perché per me vestire la maglia del Varese è importante, fosse per me ci rimarrei fino alla fine della carriera. Questa è una famiglia, dal campo alla gente che ci segue sempre, anche in trasferta. Ciascuno di loro ti fa sentire parte di un bel mondo, con il passare del tempo frequenti gli stessi posti e vedi le stesse persone ed impari a conoscere ed apprezzare tutti. È questo a rendere grande il Varese.