La nuova scuola è una scatola nera: bisogna parlarne

Il Ddl governativo che la Camera ha votato, vede la scuola come una scatola nera: non è importante quanto avviene al suo interno, è sufficiente che l’output di sistema corrisponda alle attese. Ben diverso sarebbe stato l’orientamento de “la buona scuola” se il campo del problema fosse stato studiato e se le norme vigenti fossero state assunte come vincolo.
Un caso, uno solo basta a illuminare la scena scolastica. In questi giorni gli studenti sostengono il colloquio dell’esame

di terza media che «non deve consistere in una somma di colloqui distinti: ad esempio, le capacità di osservazione e di visualizzazione relative all’educazione artistica possono essere accertate anche nel corso di una conversazione su un tema di carattere letterario o scientifico».Capacità è la parola chiave: esprime la finalità del sistema educativo, meta che unifica tutti gli insegnamenti.
«Nella loro differenziata specificità, le discipline sono strumento e occasione per uno sviluppo unitario, articolato e ricco di funzioni indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte». Il traguardo comune implica la messa a punto d’itinerari coordinati e convergenti. Radicale il cambiamento che la sua introduzione induce: il lavoro dei docenti non può e non deve essere ancora considerato un’attività individuale. Il significato di libertà d’insegnamento, baluardo della conservazione, cambia. L’identificazione degli obiettivi formativi, l’unitarietà gestionale, la formulazione d’ipotesi d’intervento, il flusso informativo unificante l’attività degli organismi collegiali, la capitalizzazione degli scostamenti obiettivi-risultati sarebbero acquisiti se i dirigenti scolastici non avessero omesso di includere i corrispondenti adempimenti obbligatori.