Al voto al voto. Si apre oggi una stagione elettorale che potrebbe chiudersi solo a febbraio.
Proprio mentre la situazione politica nazionale e regionale riserva parecchi punti di domanda rispetto alle date in cui saremo chiamati al voto – si era parlato insistentemente addirittura di settembre, prima che il “pasticcio” alla Camera dei Deputati sull’approvazione della nuova legge elettorale smontasse tutti i piani di voto anticipato per far tornare più probabile la scadenza naturale del mandato del Parlamento, e di conseguenza anche quella del consiglio regionale – quasi 70mila elettori di 11 Comuni della nostra provincia oggi sono chiamati alle urne per il rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali.
Una tornata elettorale piuttosto sottotono per la nostra provincia, visto che tocca direttamente meno di un varesino su dieci, ma che riveste un valore politico estremamente significativo, soprattutto per quel che sarà l’esito del voto nei due Comuni più grandi, quelli sopra i 15mila abitanti, vale a dire Cassano Magnago e Tradate. E se Cassano Magnago, come peraltro Ferno, Gerenzano, Besozzo e Sumirago, ripropone il consolidato schema di un centrodestra litigioso che presta il fianco, in una provincia che storicamente guarda all’asse
Lega-Forza Italia, al rischio di sconfitte viziate da scontri fratricidi, è soprattutto quella di Tradate la sfida più ricca di pathos. Di fronte ci sono, caso pressoché unico in questa tornata, le due coalizioni classiche, centrodestra e centrosinistra uniti, con il contorno del Movimento Cinque Stelle – mai particolarmente incisivo nella nostra provincia a livello di elezioni amministrative – e di qualche lista civica che si propone in modo smaccato come alternativa dai partiti tradizionali. Non solo, a Tradate si sfidano due schieramenti politici, due alleanze, due filosofie di governo, ma anche due storie di governo che hanno caratterizzato una stagione politica sul nostro territorio. Perché al sindaco uscente Laura Cavalotti si contrappone il già sindaco ed ex presidente della Provincia Dario Galli, leghista doc, protagonista di un’esperienza di governo del centrodestra sul nostro territorio che è stata direttamente messa nel mirino proprio da chi, come Laura Cavalotti, da “assessore” al bilancio del consiglio provinciale del ribaltone di villa Recalcati, guidato da Gunnar Vincenzi, ha puntato il dito accusatorio contro quel sistema di governo leghista, con la famosa querelle sul buco di bilancio, o presunto tale, in Provincia. Uno scontro tra coalizioni quasi paradossale fino a pochi giorni fa, mentre lo scenario nazionale orientato su un ritorno al proporzionale sembrava destinato a frantumare le coalizioni classiche, ma ora tornato improvvisamente d’attualità, se il cosiddetto Consultellum riporterà l’orologio della politica sulle coalizioni. Così il voto di oggi aprirà la strada ad una campagna elettorale permanente che potrebbe durare fino a febbraio, quando le legislature nazionale e regionale scadranno naturalmente. Se non si dovesse andare al voto anticipato in autunno per le politiche, il 22 ottobre ci sarà il referendum sull’autonomia della Lombardia indetto dal governatore Roberto Maroni, e già nei prossimi giorni la campagna elettorale referendaria, ad esempio, verrà lanciata ufficialmente da un gruppo di sindaci di centrodestra che hanno costituito un “comitato del Sì”. Insomma, con una campagna per le amministrative ancora calda (e probabilmente diretta ad un ballottaggio in programma tra due settimane), la macchina del consenso ricomincerà subito a macinare.