Il frutto più buono: coi mirtilli di Ivan Basso si gioca di squadra

I ragazzi Down dell’associazione cassanese +di21 al lavoro nella piantagione del grande ciclista: «Raccolgono la cosa più bella: la loro autonomia»

È una squadra a testa bassa, ma non sui pedali. Il capitano è ma questa volta il ciclismo non c’entra. Il campo di gara non è una corsa in linea o a tappe ma la coltivazione di mirtilli che il campione di Cassano Magnago ha iniziato da qualche anno con la moglie . Tutt’altro che gregari sono i ragazzi dell’associazione cassanese fondata da genitori di figli con sindrome di Down presieduta da . «La raccolta di mirtilli è un’attività che grazie alla famiglia Basso abbiamo iniziato l’anno scorso – spiega Cibin – I nostri ragazzi hanno una grande opportunità per alzare l’asticella dei loro limiti mettendo alla prova le loro abilità. Il tutto è stato preceduto da un periodo di formazione servito ad educarli a regole, responsabilità e manualità. La risposta è stata positiva sotto ogni punto di vista e speriamo che sia un primo passaggio per un futuro stabile nel mondo del lavoro».

Ma com’è si svolge la giornata sul campo? «I ragazzi sono una decina. Quando arrivano – prosegue – al campo l’educatrice assegna ad ognuno di loro una zona per poi richiamarli a fine pomeriggio per la consegna e la pesa delle cassette con l’inevitabile gara a chi ha portato più mirtilli». Nonostante gli impegni professionali il “controllo del padrone” non manca. «Ivan e Micaela sono due padroni affettuosi – risponde sorridendo la presidente – Sono stati bravi a creare questa attività

e molto sensibili a coinvolgerci».
Anche in questo caso l’per i vostri ragazzi è nata da una conoscenza tra persone. «È una sfociata in una bellissima e utilissima esperienza per chi altrimenti, soprattutto adesso che la scuola è finita, si ritroverebbe chiuso in casa. L’impegno – aggiunge – di questi ragazzi è un anche per noi genitori affinché non si tralasci nessuna apertura. Tutto ciò che i nostri figli dimostrano di poter fare raccogliendo i mirtilli in termini di responsabilità e autonomia deve avere un seguito anche a casa, nella quotidianità. Una sorta di gioco di squadra che permette a questi ragazzi di allenare e crescere le proprie abilità che messe insieme diventano ciò che noi genitori auspichiamo per loro: autonomia». Nessuno è stato obbligato a partecipare a questa esperienza perché non tutti possono o hanno voluto fare questo lavoro. «Così come tra i normodotati non tutti sanno o vogliono fare qualsiasi cosa, anche per i ragazzi con sindrome di Down dev’essere lo stesso. Nel nostro piccolo e per come possiamo, l’integrazione la inseguiamo così».
Come sta la “+ di 21”? « ed vicina al rompete le righe per le vacanze estive. Tutte le attività riprenderanno a settembre. Dal club dell’autonomia all’arte terapia, dagli incontri mirati a rinforzare la relazione tra i ragazzi ad , la struttura confiscata alla mafia che il Comune di Cassano Magnago ci ha assegnato in gestione. A questo proposito sono già iniziati deiai quali è seguita la partecipazione a diversi eventi, compresa l’inaugurazione della stessa struttura, dove i nostri ragazzi hanno servito gli ospiti ricevendo grandi consensi». Per i genitori la soddisfazione maggiore è quella di vedere sui volti della gente lo stupore per la qualità del servizio. «A breve inizieremo – dice – anche un corso di cucina creativa e molto altro. Senza dimenticare le arti marziali e il calcio che rappresentano la nostra anima sportiva. Siamo arrivati ad essere una trentina di famiglie: genitori e figli cresciuti facendo squadra. Una bella squadra che cerca ogni giorno le opportunità di festeggiare una piccola grande conquista».

E il capitano Ivan Basso cosa pensa di questi “colleghi” che pedalano alla grande? « di questa iniziativa che gestisce mia moglie Micaela – risponde Basso – Nei momenti in cui posso esserci mi dà grande soddisfazione vedere quanto è importante per genitori e figli della “+ di 21” questo che prima di un lavoro è un esempio di impegno, integrazione e aggregazione. Senza trascurare l’aspetto divertimento generato nella gara tra loro nel raccogliere i mirtilli. Una cosa bella per chi dà e chi riceve».
Più facile a far capire valori e ideali a questi ragazzi con sindrome di down o ai giovani che ti capita di accogliere nel mondo del ciclismo professionistico? «Io credo che in ogni ambiente sia determinante l’energia contagiosa. Quando c’è questa componente. Con l’entusiasmo ogni gruppo di lavoro diventa piacevole e produttivo. Nella mia vita e nella mia professione metto sempre , con la speranza di contagiare gli altri, giovani e non. Questo vale per i miei compagni di squadra come per i miei della ‘+ di 21’».