– Democratizzazione delle opportunità per le aziende. Scritto così suona quasi difficile, in realtà è una delle conquiste più positive, importanti e – perché no – semplici da capire che la rivoluzione digitale ha regalato al mondo artigiano.
Per avere un cicerone basta parlare con , studente bresciano ricercatore al politecnico di Milano, capace con la sua limpidezza di giovane che ha azzannato il futuro di spiegarti come la stampa 3D stia rivoluzionando il globo.
Oppure ascoltare , imprenditore nel campo dei serramenti con la sua Cbs di Gerenzano, simbolo di un popolo che non ha solo il “saper fare” come dogma, ma anche il coraggio di rischiare, aprendosi alle novità. Oppure, e infine, basta fare un passo all’interno di Faberlab, l’officina delle idee di Confartigianato a Tradate, l’amor che move il sole e l’altre stelle del cambiamento a servizio delle imprese.
Questa è la loro storia, raccontata proprio al Faberlab giovedì scorso, testimonianza autentica – oltretutto – della indispensabile e proficua collaborazione tra piccola e media impresa e università. Cosa accade quando si mettono insieme, in un’officina digitale, un piccolo imprenditore e un giovane fresco di laurea al Politecnico di Milano in design industriale? Semplice: si re-inventa il mondo.
Parola a Stefano Comida: «Da appassionato di tecnologia, appena ho sentito parlare di stampanti digitali ho comprato i pezzi per assemblarne una,
più per sfizio che non per utilizzarla all’interno della mia impresa. Noi facciamo installazioni di infissi e ricaviamo i pezzi necessari da materiali grezzi di enormi dimensioni».
Da una semplice Reprap inizia a stampare vasi, collane, quasi per gioco, poi passa a un pannello per gli attrezzi: «E già da lì ho iniziato a comprendere le potenzialità di questa novità: normalmente sarei dovuto andare al ferramenta e comprarne uno standard, così – invece – me lo sono costruito su misura». Si incomincia a intravedere il senso di tutto: la stampa 3D permette agli imprenditori di personalizzare i propri prodotti. Chiedersi come sposare la neonata tecnologia con la propria attività è il passo successivo.
Entra in gioco Valerio, neo-laureato con una tesi dal titolo “Lavoriamoci su”. Il suo studio parte dalla “crisi” e la vede come un’opportunità che cambia spazi e modalità di lavoro, analizza gli strumenti e i nuovi interpreti della rivoluzione digitale e si completa con una ricerca dai risultati inequivocabili: il 76% delle imprese artigiane si aprirebbe alla stampa tridimensionale se solo sapesse come farlo.
Detto fatto: Valerio Fausti entra alla Cbs Serramenti. Parla con Stefano Comida e cerca di capire le sue esigenze. Si arriva a una progettazione condivisa e a risultati sorprendenti: il primo è la realizzazione di due pistoni per una macchina utensile che l’imprenditore utilizza quotidianamente, mentre il secondo è lo studio di un serramento, altamente personalizzabile, che si adatti a qualsiasi richiesta dal cliente: forma, colore, dimensione e così via. Entrambi i progetti trovano la loro genesi esclusiva nella possibilità offerta dal digitale: prima sarebbero stati impossibili da realizzare.
Dal particolare al generale la distanza è breve: Valerio collabora con altre realtà artigiane, da una stamperia a una legatoria e a una fabbrica di strumenti musicali; stampa in pla, abs, tpu, pet, petg e addirittura argilla, costruendo attrezzature e prototipi.
Flessibilità, innovazione e personalizzazione sono sul piatto, così come i limiti che devono ancora essere superati (la scarsa affidabilità nelle stampe di grandi dimensione, i tempi di realizzazione o la difficile replicabilità delle tolleranze). La conclusione, però, riporta all’inizio, a quella parola chiave: «Democratizzazione – afferma il giovane ricercatore – La stampa 3D dona alle piccole e medie imprese logiche e risorse prima accessibili solo alle grandi».