– «Se rivuoi i documenti devi firmare questo foglio». E perdere i 1800 di caparra già versati per l’affitto di un appartamento. È l’epilogo di un’estorsione sventata dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Luino guidata dal capitano .
Tutto ha inizio da un fatto normalissimo: un quarantenne di origine marocchina affitta un appartamento a Marchirolo dove vivere con la moglie e il figlioletto. L’uomo firma un regolare contratto di locazione e versa a titolo di caparra 1800 euro come richiesto dal proprietario dell’alloggio. Sembra tutto normale sino a quando il quarantenne non va nei competenti uffici per chiedere la residenza, che tra l’altro è uno dei requisiti richiesti per il mantenimento del permesso di soggiorno.
È in questo frangente che l’uomo scopre che il contratto da lui firmato, il padrone di casa non lo aveva mai registrato. Il quarantenne inoltre scopre che il padrone di casa non ha mai fatto la voltura delle utenze intestandole a suo nome. L’uomo chiede dunque spiegazioni al locatario che nicchia e diventa sfuggente sino a quando il marocchino non chiede di vedersi restituire la caparra pronto a lasciare l’appartamento e a farla finita con quella farsa.
E qui iniziano i problemi. Il proprietario gli fa tagliare luce e gas. Siamo a gennaio 2016, non proprio un buon periodo per restare al freddo e al buio. È un espediente per costringere l’affittuario a lasciare l’appartamento. Ma l’uomo resiste: moglie e figlio vengono ospitati da un amico, ma lui resta dov’è. Il progetto è chiaro: spingere il quarantenne ad andarsene intascandosi la caparra da lui versata. A quel punto iniziano le minacce. Il quarantenne denuncia tutto ai carabinieri e l’inchiesta prende rapidamente corpo. Anche perché le vessazioni a carico del malcapitato continuano.
In un frangente si ritrova un gruppo di uomini sotto casa, tra cui il proprietario dell’alloggio, che gli “sequestrano” auto, chiavi dell’auto e tutti i documenti. Pochi giorni dopo la vittima viene contattato da un intermediario, un suo connazionale. L’auto gli viene restituita ma per riavere i documenti dovrà firmare un foglio nel quale attesti di aver ricevuto indietro la caparra, anche se, è chiaro, dei 1800 euro versati in realtà non gli sarà restituito un centesimo.
Il tutto avviene sotto il monitoraggio dei carabinieri. Si concorda una sorta di consegna controllata. L’uomo finge di accettare. Si concorda lo scambio: la sua firma in cambio dei documenti. All’appuntamento, però, si presentano anche i carabinieri. E padrone di casa e intermediario sono entrambi finiti in manette.