Una comunità di imprese che guarda con fiducia alle sfide del futuro: è la CdO Insubria vista con gli occhi di , presidente nazionale della Compagnia delle Opere, intervenuto ieri allo Sheraton Hotel del Terminal 1 Malpensa all’assemblea annuale, ad un anno dall’aggregazione nella CdO Insubria. «Un anno molto intenso – sottolinea Scholz – la vita associativa si è rafforzata e i cambiamenti organizzativi hanno dimostrato che è possibile avere una struttura molto snella e compatta che ha come scopo sostenere le imprese associate».
Un principio importantissimo per le associazioni e per le imprese. Il grande cambiamento culturale che riguarda il mondo del lavoro è concepirsi sempre più come collaboratori a progetti e imprese, anche perché il cambiamento che l’impatto del digitale impone sul mondo del lavoro richiede sempre maggior collaborazione.
Poche imprese possono affrontare da sole le sfide della competitività internazionale. Ecco perché insistiamo sulla collaborazione tra le imprese: non è facile ma ci sono esempi che dicono che è possibile, e anche molto gratificante.
Piacenti aveva competitor 100 volte più grandi di lui. Perché ha rischiato? Perché era certo di poter fare qualcosa di bello, utile e grande, perché aveva le competenze e che se avesse avuto problemi ci sarebbero stati altri pronti ad aiutarlo. La natura dell’uomo è lavorare con, creare relazioni. L’esperienza di Piacenti è emblematica per l’Italia: ha vinto la gara internazionale perché ha messo insieme 60 imprese, ciascuna con la propria peculiarità, ciascuna con una grandissima competenza specifica. È questa la forza dell’Italia: piccole e medie imprese con altissimi livelli di competenza, che in una grande organizzazione probabilmente non si potrebbero curare così nel dettaglio.
Se le grandi aziende cominciano a mettersi insieme in tutti i settori, come facciamo come piccola azienda? Vogliamo chiudere? No, ci mettiamo insieme. Perché la creatività ha bisogno di spazi più piccoli, più ristretti, è più difficile che trovi spazio nei processi standardizzati delle grandi aziende. Lasciamo la creatività ai suoi spazi ma creando processi in grado di creare economie di scala. Il fattore umano non può essere eliminato da un processo di rete, anzi paradossalmente più lavoriamo insieme e più dipendiamo dalla convinzione di ognuno.
Impresa perché le nostre imprese devono crescere per creare occupazione. La disoccupazione si combatte solo con l’occupazione creata dalle imprese. Parlando di famiglia, occorre uscire dalla contrapposizione tra famiglia e lavoro. Il lavoro deve aiutare la famiglia a crescere e ad educare i figli. Ci dev’essere una tensione verso, un’impostazione del lavoro realmente al servizio della famiglia, ad esempio favorendo forme di part time e flessibilità di orario.
Io ho sempre una grande fiducia nella capacità delle persone di rispondere responsabilmente alle sfide che si pongono, se questo senso di responsabilità viene sostenuto a livello sociale e culturale, per uscire dalla logica del lamento e dalla ricerca di alibi. Compito delle associazioni come la nostra è consentire alle imprese di affrontare i problemi. Le incognite ci sono, sì, ma anche i segnali di ripresa. Penso che in Europa si stia respirando un’aria molto diversa rispetto a due-tre anni fa, questo va colto come occasione, non per sedersi sugli allori, ma per riprendere in mano con maggiore coraggio e intraprendenza le situazioni delle nostre imprese.