Quando si pensa al mestiere dell’investigatore privato la fantasia di tutti si scatena.
I riferimenti variano a seconda dell’età, è chiaro, ma difficilmente si esce dal cliché dell’eroe romantico e tormentato, dalla vita avventurosa e pericolosa.
Per uscire dalla bolla abbiamo fatto due chiacchiere con una persona che questo mestiere lo fa per davvero, da quando aveva 16 anni: Walter Piazza, proprietario di Europa Investigazioni.
Certo, anche se non è facile riassumere, perché sono quarant’anni che faccio questo lavoro, ho iniziato che ero un ragazzino. La strada e la pratica mi hanno insegnato molto, ma a guidarmi è sempre stata la passione. Dopo aver lavorato per tanti anni a servizio delle istituzioni ho deciso, un po’ in ritardo, di mettermi in proprio. Europa Investigazioni nasce negli anni 90 e si occupa di tutto un po’. Quello dell’investigatore privato è un lavoro molto complesso e sfaccettato. Tutti pensano che l’investigatore sia come un Superman, ma in verità è un lavoro con molte problematiche, limiti e restrizioni… Ma aguzza l’ingegno. Con James Bond abbiamo in comune il fatto che anche noi giriamo il mondo. L’anno scorso siamo stati fino in Madagascar.
La passione è fondamentale. È l’ingrediente principale per chi vuole fare questo mestiere. Il nostro non può essere un lavoro di ripiego perché i pericoli che bisogna affrontare, giuridici ma anche fisici, sono sempre dietro l’angolo.
C’è da dire che il lavoro negli ultimi anni si è fatto più pericoloso, è un mestiere delicato. Negli ultimi anni in Italia c’è stata la tendenza a distribuire le licenze con un po’ troppa generosità, con il risultato che qualcuno ha intrapreso questa strada senza avere le giuste motivazioni, a mio avviso. Per fortuna posso dire che la nostra agenzia gode di buona salute e posso vantare di avere ben 18 dipendenti tutti regolarmente assunti con un contratto indeterminato. Quanti possono dire altrettanto oggi a Varese? Ma siccome servono sempre nuove leve, Europa Investigazioni sta organizzando dei corsi di formazione per diventare investigatori.
Ci sono due rami principali: i servizi per le aziende e le investigazioni vere e proprie. Nel primo caso il lavoro consiste prevalentemente in attività di controspionaggio industriale, di contrasto alla concorrenza sleale e al furto di informazioni, nel recupero di dati informatici e in bonifiche ambientali e telefoniche. Nel secondo caso il ventaglio di attività è molto ampio. Si va dai classici tradimenti coniugali, alla verifica del vissuto e dei comportamenti dei lavoranti domestici,
passando per la sorveglianza dei giovani e in generale tutto quel che riguarda il diritto di famiglia. Ma si indaga anche sulla concorrenza sleale e sulla fedeltà di collaboratori, dirigenti e dipendenti. C’è poi il settore della sicurezza e dell’antitaccheggio. Qui la faccenda si fa delicata perché molto spesso i cittadini non sanno in che modo, in che forme, ma soprattutto da chi possono essere controllati quando si trovano in un esercizio commerciale. Devo dire con amarezza che chi svolge attività di sorveglianza e antitaccheggio spesso non ha le qualifiche per poterlo fare. Quanti presunti sorveglianti, vigilantes e quant’altro portano un badge visibile che certifica che si è in possesso dell’autorizzazione della prefettura per poter svolgere quella funzione? Su questo punto bisogna essere chiari: l’antitaccheggio è un’attività di competenza delle agenzie investigative legalmente autorizzate.
Ultimamente abbiamo investito molto in microtecnologia investigativa e strumenti informatici, ma lo strumento del mestiere per eccellenza rimane la macchia fotografica. Questo sì, vecchia scuola.