A breve sarà ratificata l’intesa tra il Canton Ticino e la Lombardia per la gestione dei materiali inerti nella promozione degli scambi e cooperazione transfrontaliera: sabbia e ghiaia dall’Italia verso il Ticino e materiale di scavo non inquinato dal Ticino verso l’Italia. L’accordo ne prevede il transito da tutti i valichi di frontiera favorendo il riutilizzo del materiale di scavo non inquinato (terra e rocce) e dei rifiuti edili di origine minerale prodotti in Ticino nel ripristino delle cave dismesse e ubicate sulla frontiera italiana.
Quasi un milione di tonnellate di sabbia e ghiaia sarà importato dall’Italia alla Svizzera, la provincia di Varese contribuirà con il 53%. Ma Legambiente Valceresio non ci sta e in una lettera pubblica denuncia possibili problematiche. «Gli svizzeri continuano a utilizzare le sabbie e le ghiaie italiane salvaguardando il loro territorio a scapito del nostro –afferma , presidente ambientalista ceresino- Le nostre risorse non sono inesauribili, appartengono alla comunità dei cittadini e dovrebbero essere utilizzate per l’economia
locale non vendute all’estero in base ad accordi che privilegiano i profitti dei cavatori a fronte della pubblica utilità».
«Inoltre, per quanto riguarda il caso specifico – continua il Cigno Verde – va considerato fra i costi dell’accordo l’enorme alterazione ambientale, conseguenza dell’escavazione in uno stravolgimento di paesaggi e reticolo idrico che nessun ripristino a base di macerie e inerti di macinazione potrà mai compensare –prosegue- Chi garantirà inoltre che gli inerti che arriveranno qui poi non contengano arsenico, amianto, rame, nei residui di demolizioni? Verrà controllato ogni autocarro che varcherà il confine? Anzi, il testo dell’accordo prevede la “semplificazione delle procedure ad ogni valico di frontiera”».
«Si rammentino – prosegue – i recenti casi delle indagini della magistratura nella valle della Bevera , depositi di inerti e presunti occultamenti di sostanze non idonee nelle cave locali da parte di esportatori di pochi scrupoli». Franzosi lancia una proposta: «Perché non si chiede alle popolazioni delle provincia di Varese se vogliono diventare una dipendenza della Svizzera a vantaggio esclusivo di pochissimi operatori del settore?».
Ha rassicurato qualche giorno fa il sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia: «Ho espressamente chiesto e ricevuto da Arpa garanzie circa la non nocività dei materiali inerti provenienti dal Canton Ticino, stoccati nel nostro territorio e che saranno sottoposti ad azioni di controllo mirate».