Uboldo, l’ultimo saluto a Ciccio Gli amici: “Eri il nostro Buffon”

UBOLDO – Uno striscione biancoviola della Pro Juventute, esposto in chiesa. E una frase, «ciao Luca», costruita con mattoncini colorati. Una folla si è radunata ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Uboldo, per dare l’ultimo saluto a Luca Ciccioni, il bambino di 10 anni malato da tempo di leucemia e morto nella notte fra sabato e domenica.

In centinaia, con le lacrime agli occhi, hanno atteso sul piazzale della chiesa l’arrivo della piccola bara azzurra, vicino alla quale è stata riposta una foto di Luca sorridente e due berretti con i simboli della Ferrari e della Juventus, la sua squadra del cuore. «La morte di un bambino suscita sempre tante domande, è un evento imprevedibile, come un sasso gettato nello stagno», ha detto don Giancarlo Cogliati durante l’omelia.

«Dobbiamo continuare a fidarci di Dio, che è amore per la vita. Luca era intelligente e buono – ha continuato – e, pur nella prigione della malattia, aveva conservato la stessa giocosità, ed è riuscito a scrivere tante parole sul libro della vita. Era riuscito a coinvolgere gli adulti nel gioco della vita, e la mamma e il papà lo hanno accompagnato fino all’ultimo nel suo cammino. In tanti hanno seguito il corteo funebre dalla cappella di San Cosma, dove domenica è stata allestita la camera ardente, fino alla chiesa parrocchiale.

Poi, al termine della cerimonia, un fiume di gente ha accompagnato il feretro al cimitero di Uboldo, dove è stato sepolto il piccolo Luca. Una storia, quella della lotta di Luca contro la malattia, che ha fatto il giro d’Italia grazie a un fan club creato dai familiari su Facebook per farlo sentire meno solo durante le lunghe giornate in ospedale, dove in queste ore continuano ad arrivare messaggi di dolore e speranza, video musicali e fotografie di cuori rossi. E dove rimane pubblicata la sua foto sorridente.

f.tonghini

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