Nella lunga, interessante e condivisibile relazione di Riccardo Comerio, presidente dell’Unione Industriali che ha aperto l’assemblea 2016 di Univa, c’è solo una riga che stona: quella in cui il leader degli imprenditori introduce un rapporto di equivalenza tra i social network e il Mondo dell’informazione.
Non è così. I Social comprendono l’intera galassia della comunicazione, di cui l’informazione occupa un solo pianeta. Un pianeta in cui ci sono regole ferree, prescrizioni deontologiche, esperienze formative, consuetudini collaudate.
La comunicazione spazia dalla pubblicità all’interesse particolare, dall’arte alla pornografia. La comunicazione è anarchica, l’informazione no. L’ultimo esempio di questo distinguo, che non può e non deve essere dimenticato, è andato in scena proprio ieri, giorno del silenzio elettorale. Zitti i giornalisti, zitte le tv, zitte le testate online.
Ma non i social. Su Facebook è stato un giorno come un altro. Con post propagandistici rilanciati e commenti, bisticci, schermaglie pro o contro i candidati dell’una o dell’altra parte.
Nel favoloso mondo dei social, insomma, non esistono regole, se non quelle imposte dai padroni del social, per i quali la parola “silenzio” è sinonimo di catastrofe. Si tratta, a tutti gli effetti, di una realtà parallela, potente, pervasiva e abbastanza nuova da non aver ancora trovato sul proprio cammino gli adeguati paletti normativi.
Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che un insulto immediatamente querelabile in un Tg o sulla pagina di quotidiano, scivoli come acqua fresca su post e cinguettii virtuali, senza timor di denuncia, se non in pochissime eccezioni.
Qui, ancora una volta, a fare la differenza sono educazione, cultura e, per quanto riguarda la nostra categoria, un’adeguata formazione. Ai miei studenti dell’Insubria lo ripeto sempre: «Volete diventare giornalisti? Cominciate con l’imparare a distinguere e ad estrarre la goccia di informazione dall’Oceano della comunicazione. Solo così potrete dominare i Social anziché esserne dominati».