Il Varese Pride mantiene le promesse fatte con la prima edizione 2016: ieri in piazza sono scese oltre 2.500 persone. L’ingresso del Pride in piazza Monte Grappa è stato accolto da un bimba, due anni appena, con indosso un tutù arcobaleno intenta ad inseguire un palloncino verde. Dal palco viene chiesto un minuto di silenzio per la comunità Lgbti cecena incarcerata e torturata. Il silenzio cala su piazza Monte Grappa: c’è soltanto un ragazzetto che battendo le mani grida «dai
vai, dai vai». Lo sguardo che la piazza gli rivolge lo zittisce. Poi sul palco arriva Stuart Milk, nipote del primo attivista per i diritti Lgbti Harvey Milk, primo omosessuale eletto ad una carica pubblica e assassinato in seguito alla sua battaglia. «Voi siete il sogno di mio zio – ha detto Milk – vedervi danzare e celebrare. Vedere celebrare voi stessi. Siate visibili. Perché soltanto così riusciremo ad ottenere il riconoscimento dei nostri diritti. Sono orgoglioso di essere a Varese per la seconda volta. Orgoglioso di voi e voi siate orgogliosi di voi stessi. Il mio amico, il presidente Barak Obama, anche lui ha sognato un giorno come questo. Perché qui, adesso, in questa piazza c’è di sicuro un ragazzo che smetterà di nascondersi dopo questa giornata». È il presidente nazionale di Arcigay a parlare per primo dal palco senza risparmiare una critica al sindaco di Varese Davide Galimberti «che oggi non è presente a questa manifestazione. La sua sarebbe stata una presenza istituzionale importante», ha detto Romano.
«L’anno scorso il giorno dopo il Pride il sindaco Galimberti ha vinto le elezioni. Gli abbiamo portato fortuna ma se ne deve essere dimenticato. Si sarebbe anche divertito. Peggio per lui». Boschini ha ribadito il concetto: «il sindaco avrebbe dovuto essere qui – ha detto – lo aspettiamo l’anno prossimo», sottolineando però la presenza di tre assessori varesini, Dino De Simone, Andrea Civati e Rossella Di Maggio, e il consigliere comunale e segretario del Pd Luca Paris, ricordando che «il sostegno del Comune c’è». Romano ha anche spiegato come «in altre città ci hanno tirato delle Sante addosso. E anche a Varese: sappiamo che questa mattina un gruppo di persone si è riunita per pregare, per esorcizzare il peccato del Pride. In primo luogo le preghiere non fanno male a nessuno, quindi non ci sentiamo colpiti. A questi cattolici integralisti inoltre suggeriamo di cambiare destinatari per le loro preghiere. Di pregare per chi davvero ne ha bisogno: per i bambini che annegano sui barconi nel mediterraneo, per i poveri che non hanno nulla. Ci sono tante situazioni oggi in Italia per le quali pregare. Noi non siamo tra queste: stiamo lottando perché ci vengano riconosciuti dei diritti. Stiamo lottando perché venga riconosciuto il nostro diritto alla felicità». Ad applaudire anche il vice console americano a Milano Rami Shakra, accompagnato dal marito, sul palco con i suoi due figli: «Siate orgogliosi di voi. Siate visibili. Fatelo soprattutto per i tanti giovani che rappresentano il futuro».