– Saranno celebrati domani alle 10.45 nella chiesa di San Michele a Busto Arsizio i funerali di Diana Vapri Koni, 52 anni, uccisa mercoledì scorso dal marito Muhamed Vapri, di dieci anni più vecchio. Vapri ha assassinato la moglie nella loro abitazione di via Goito con 20 coltellate. La vittima avrebbe cercato di fuggire inseguita dal suo carnefice immediatamente arrestato dai carabinieri della compagnia di Busto Arsizio. L’uomo interrogato l’altro ieri davanti al gip Luisa Bovitutti ha ammesso di aver assassinato la moglie al culmine di un litigio molto violento.
Il sessantaduenne sarebbe disperato e avrebbe chiesto in continuazione perdono per quanto commesso. Vapri ha accoltellato la moglie con un coltello da cucina poi trovato dagli inquirenti sul cadavere della donna. La confessione del sessantaduenne è un atto “formale”: il quadro probatorio a carico dell’uomo non lascia alcun dubbio in relazione al fatto che sia lui l’assassino della cinquantadue.Fabio Ronzoni, difensore del sessantaduenne ha parlato di “raptus”, mentre i vicini di casa hanno descritto una coppia normalissima che mai aveva mostrato di avere particolari problemi. L’omicidio, per chi conosceva i coniugi, è stato un fulmine a ciel sereno. Pare che i coniugi stessero litigando da alcuni giorni: il perché non è ancora stato chiarito ma la cinquantaduenne potrebbe aver minacciato il marito di andarsene di casa. Le indagini della procura bustocca, coordinate dal sostituto Maria Cristina Ria, si concentreranno ora sui rapporti tra marito e moglie, avvalendosi del contribuito dei tre figli della coppia e della sorella della vittima, oltre che delle testimonianze degli amici più stretti e dei vicini di casa. Arrivati in Italia giovanissimi Diana e Muhamed si sono dati da fare. Dopo un primo periodo di fatiche per arrivare a fine mese, i due hanno trovato lavoro. Lui, operaio stimato dai colleghi per le sue precisione e applicazione, lei badante apprezzata dalle famiglie che gli avevano affidato parenti che ha sempre trattato con dolcezza e premura, hanno lavorato sodo, senza mai risparmiarsi. Nel tempo, arrivati i figli, i primi risparmi sono stati investiti acquistando tre case. I loro sacrifici sono stati ripagati con una nuova vita, fatta di una “agiatezza” senza pretese ma salda, atta a garantire a tutta la famiglia un vivere più che dignitoso. Cosa però sia successo nel corso del tempo dentro le mura di quella casa, resta ancora un mistero da svelare. All’apparenza famiglia felice; madre, padre e tre figli potrebbero però aver vissuto con visioni divergenti il senso di “appartenenza” a un ceppo comune. Gli investigatori saranno chiamati a capire se il capofamiglia, apparentemente non particolarmente amato dai figli (che sono stati visti in lacrime sui marciapiedi di via Goito, il giorno dell’assassinio), fosse solo un “uomo di polso vecchio stampo” o avesse anche un carattere prevaricatore e potenzialmente violento. Domani l’ultimo saluto a Diana nella chiesa non lontana dal luogo dove si è consumato l’omicidio.