Dal Varese alla Varesina, dal passato al futuro. Questa è la parabola di , centrale difensivo classe 1982, dal 2006 al 2008 al Varese, prima con e poi con . Nella prossima stagione, Claudio sarà uno dei perni della squadra di mister . Ha esperienza, fisico, muscoli: tutto ciò che può fare al caso della Varesina. Il presente sorride: Claudio ora è in Grecia in viaggio di nozze, con la moglie e la figlioletta, mentre il futuro è pronto per essere scritto nella nuova piazza del grande calcio in provincia.
Il passato però, quel Varese che ora lotta per la vita, è una ferita aperta. Adesso si volta pagina, di nuovo in serie D per la terza stagione consecutiva: «Sempre restando in tema, visto che sono in viaggio di nozze, quello con la Varesina è stato un matrimonio voluto da entrambi: è bastata una stretta di mano. Io conosco e seguo la Varesina da tempo, così come loro conoscono me e la mia carriera. È
un progetto che mi piace, che ho visto crescere anche perché ho casa a Venegono Superiore. Durante la stagione scorsa sono andato a seguire alcune loro partite assieme ad Alessio Dionisi, ed ora eccomi qua».
A 33 anni, Miale ha voglia di mettersi in gioco ancora, e la Varesina è il posto giusto per farlo: «C’è entusiasmo, voglia di fare e soprattutto il clima giusto. Non sono io a scoprire il tipo di persone e di gestione che ci sono alla Varesina: ho capito fin da subito che c’è un progetto portato avanti da persone serie, ed è quello che a me interessa di più. So di essere arrivato nel posto giusto».
Spesso l’ambiente famigliare della Varesina ci ha ricordato quel grande Varese di cui Claudio ha fatto parte, con le dovute differenze: a Venegono e Castiglione sono orgogliosi delle loro radici, e non vogliono sentirsi il nuovo Varese. «Qualche analogia l’ho trovata – osserva Miale – Per esempio ho notato che tutti tengono al progetto, ognuno nel rispetto del proprio ruolo e di quello degli altri: è una bella sensazione. È la peculiarità che ha contraddistinto quel Varese: si respira l’aria giusta, quella di una famiglia. Non si può chiedere di più».
Dopo cinque promozioni consecutive, sognare la sesta non costa nulla: «Il programma è duraturo, non si ferma ai risultati ma punta a crescere ogni giorno di più. Adesso il sogno chiaramente è la sesta promozione, ma al momento non so dire se sarà possibile, ancora la stagione non è iniziata. La serie D è un campionato diverso rispetto all’Eccellenza, sotto tanti punti di vista: le categorie in fin dei conti esistono per questo».
A 33 anni però, Claudio non nasconde la voglia di giocarsi di nuovo il ritorno in Lega Pro: «Nonostante l’età, bisogna sempre avere l’ambizione, che è ben diversa dalla presunzione. Per me tornare in Lega Pro sarebbe più che un sogno, e metterò a disposizione tutte le mie qualità e la mia esperienza per farlo». Il passato, dicevamo, resta una ferita aperta. Due stagioni a Varese, una piazza che ora vive nello sconforto: «Varese mi è rimasta nel cuore nonostante siano passati ormai sette anni. Sono venuto spesso alla stadio a tifare, molte persone che ho conosciuto sono ancora lì. Pensavo riuscissero a salvare la Lega Pro, però alla fine ho dovuto constatare che anche Varese è stata vittima di questo sciacallaggio». L’ipotetica prospettiva di un derby in serie D non lo affascina affatto: «Spero che il Varese rimanga in Lega Pro, non vorrei affrontarlo. È un’ipotesi che non mi piace. Auspico che riescano ad iscriversi, anche se a quanto ho letto è dura per davvero».