– Si è spento a 102 anni (li aveva compiuti il 10 maggio scorso) il centenario che guidava la macchina e coltivava l’orto. Una vita straordinaria quella del mitico . A Malnate lo conoscevano in tantissimi anche perché non passava inosservato un uomo tanto anziano a bordo di una Seicento rossa. Con la stessa macchina anche nel 2015 aveva fatto un viaggio in Liguria: una meta per lui assolutamente abituale. Non aveva paura di guidare in autostrada: ci metteva circa 6 ore per arrivare ad Albenga. Si fermava ogni 50 chilometri per sgranchirsi le gambe, poi usciva in qualche paesino della Liguria per mangiarsi il panino e poi tornava in viaggio. Era sempre la stessa storia: Malnate-Albenga andata e ritorno per andare a trovare il figlio che lavora in Liguria. Anche quest’anno, considerando le ottimali condizioni di salute, gli era stata rinnovata la patente.
Un uomo spettacolare perfettamente lucido: non dimostrava l’età anagrafica, quasi fosse un miracolo della natura, a tal punto che era persino balenata l’idea in qualche ospedale di studiare il suo incredibile caso. Uomo d’acciaio, ma dotato di una grande umanità e sensibilità. Parlare con lui era un piacere: l’entusiasmo che usava per colorare le sue storie era contagioso. Si immalinconiva solo quando parlava della “sua” Africa. Aveva trascorso anche quattro anni nei campi di prigionia tra la ex Rodhesia e il Sudafrica.
Ma quel continente lo aveva cambiato. Aveva vissuto anche ad Asmara e Mogadiscio trascorrendo in tutto una decina di anni tra il 1935 e il 1945. Il mal d’Africa si era impossessato del suo animo, tanto che anche di recente aveva confessato ai propri cari di essere pronto a prendere l’aereo per tornarci, perché quello era per lui il paradiso. Quando ti raccontava l’Africa gli occhi diventavano liquorosi per l’emozione. Era un martello che continuava a picchiare sul cuore senza dargli tregua.
Era nato a Virgilio in provincia di Mantova, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale si è stabilito a Malnate, iniziando in provincia di Varese una seconda esistenza. Piano piano ha iniziato ad amare la città diventando una sempre più figura popolare. Amava fare l’orto, ma soprattutto aveva una grande passione per la cucina, diventando grande esperto di una piatto, merluzzo e patate, che raccoglieva ogni volta grandi consensi.
«Per noi – dice il presidente del centro ricreativo e culturale Lena Lazzari – è stata una perdita gravissima. Un socio storico al quale siamo tutti molto affezionati. Vogliamo manifestare vicinanza alla famiglia del grande Italo». «Desidero esprimere le mie condoglianze – dice il sindaco – alla famiglia di Italo. Ci mancherà molto».