Omicidio Macchi: giovedì si torna in aula. Tra i testi indicati dall’accusa anche Angelo Sala, che oggi risiede negli Stati Uniti, l’uomo del quale 30 anni a quanto pare Lidia si era innamorata. Lidia Macchi, la giovane studentessa varesina assassinata con 29 coltellate nella notte tra il 5 e il 6 gennaio del 1987. Per quel delitto il 15 gennaio 2016 fu arrestato, 29 anni dopo il fatto, Stefano Binda, 50 anni, di Brebbia, ex compagno di liceo di Lidia.
Per l’accusa fu lui che Lidia incontrò nel parcheggio dell’ospedale di Cittiglio, dove si era recata per far visita a un’amica coinvolta in un incidente stradale, la sera dell’omicidio. Sempre secondo l’accusa tra Lidia e Binda vi sarebbe stata una relazione segreta. Con lei che voleva salvarlo dal tunnel della droga dove Binda era precipitato. Una relazione che, però, sinora non ha trovato conferme. Nessuno dei testi sentiti in aula, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato, ha confermato che Lidia e Binda avessero un legame particolare. Si conoscevano perché entrambi militavano in Comunione e Liberazione e frequentavano Gioventù Studentesca ma nulla di più. Nemmeno un’amicizia particolare. Paola Bettoni, la mamma di Lidia, a sua volta ha deposto in aula spiegando che Binda non era tra gli amici di Lidia che «frequentassero casa nostra». E la stessa madre della ragazza ha spiegato: «che io sappia Lidia era innamorata di Angelo». Angelo Sala, più grande della ragazza, che con lei non ha però avuto alcuna relazione. Quello di Lidia sarebbe stato eventualmente un sentimento personale. Mai esternato al giovane all’epoca.
«Mi accorsi di questa simpatia di Lidia un giorno in cui a casa vennero a trovarla tre ragazzi – ha spiegato la madre in aula – ho visto Lidia un pochino agitata. E allora, da mamma ho capito e le ho chiesto: chi è dei tre? E lei mi ha risposto quello biondo con gli occhi azzurri». Sala, appunto. Che però al momento, vivendo da anni in America, non è ancora stato individuato. Difficilmente sarà in aula giovedì. E del resto l’uomo sentito due volte nell’87, all’epoca del delitto, non disse nulla di utile per la soluzione dell’omicidio. Né era al corrente del fatto che Lidia potesse essere invaghita di lui. Sempre giovedì saranno sentiti tre psichiatri. Due dei quali ebbero Binda in cura nel lungo periodo della disintossicazione. Il terzo ha invece stilato una perizia sull’imputato. L’accusa intende probabilmente sottolineare la personalità dell’imputato. L’accusa sta esaurendo il suo elenco testi. Durante le prossime udienze saranno sentiti forse, ma da stabilire con quali modalità, alcuni dei testi già ascoltati in sede di incidente probatorio. Tra questi anche don Giuseppe Sotgiu, all’epoca amico fraterno di Binda.