Il patriarcato non è morto. Non ancora. Bisogna quindi dargli il colpo di grazia.
La società oppressiva, fondata sulla figura del “maschio dominatore”, del padre padrone, è tutt’altro che superata nel nostro Paese. A fronte delle politiche che da qualche anno, fortunatamente, si stanno portando avanti per demolire quelli che dovrebbero essere gli ultimi ostacoli alla parità tra donna e uomo… gli ostacoli restano. E quelli più forti e radicati sono nella cultura maschilista che permea bene o male la nostra società. Il radicato concetto per cui “certi lavori sono da uomini”, “le donne devono stare in casa a crescere i figli” fa parte dell’italianità. La troviamo nel nostro pensare comune, perché fa parte di secoli di sedimentazione culturale. E quindi per superare questa disparità occorre un radicale cambio culturale.
Solo partendo dalle fondamenta della nostra civiltà, dall’estensione del diritto a tutti i soggetti della nostra società, si può costruire una realtà più giusta. E, come avevo già detto precedentemente, la battaglia per l’uguaglianza delle donne e quella per il riconoscimento dei diritti gay vanno di pari passo, perché entrambe lottano contro la mentalità patriarcale.
Il patriarcato come forma di oppressione che alla fine si ripercuote anche sugli uomini, perché ci saranno sempre uomini più potenti degli altri, va affrontato ed eliminato dalla nostra civiltà. Il patriarcato va distrutto.