Torna in aula oggi dopo la pausa estiva il processo che vede Stefano Binda, 50 anni di Brebbia, imputato per l’omicidio di Lidia Macchi, studentessa varesina di 20 anni, assassinata con 29 coltellate nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987. Binda, ex compagno di liceo di Lidia, fu arrestato il 15 gennaio 2016 dopo che l’ex amica Patrizia Bianchi, super teste nella vicenda, gli ha attribuito la paternità della lettera anonima In morte di un’amica, recapitata a casa Macchi il 10 gennaio 1987 giorno delle esequie di Lidia.
Una lettera che per gli inquirenti fu scritta dall’assassino o da qualcuno che comunque di quel delitto sapeva molto.
Oggi saranno ascoltati in particolare alcuni psicologi cha ebbero in cura Binda durante il periodo in cui l’uomo si stava disintossicando dalla sua dipendenza dagli stupefacenti.
Potrebbe però essere sollevato dalle difese il problema del segreto professionale. Se Binda, che in qualità di paziente è il solo che può sciogliere quel vincolo, non solleverà i testi dall’obbligo del segreto professionale i testi che lo ebbero in cura potrebbero rischiare una denuncia (nonché una segnalazione all’ordine professionale) per aver contravvenuto a quell’obbligo. Indicato tra i testi anche Angelo Sala, che da anni risiede negli Stati Uniti, il giovane di cui Lidia, a detta di tutti era invaghita. S
econdo l’accusa tra Lidia e Binda vi sarebbe stata una relazione segreta. Con lei che voleva salvarlo dal tunnel della droga dove Binda era precipitato.
Una relazione che, però, sinora non ha trovato conferme.
Paola Bettoni, la mamma di Lidia, a sua volta ha deposto in aula spiegando che Binda non era tra gli amici di Lidia che «frequentassero casa nostra».
E la stessa madre della ragazza ha spiegato: «che io sappia Lidia era innamorata di Angelo». Angelo Sala, più grande della ragazza, che con lei non ha però avuto alcuna relazione. Quello di Lidia sarebbe stato eventualmente un sentimento personale. Mai esternato al giovane all’epoca. Sala al momento, vivendo da anni in America, non è ancora stato individuato. Difficilmente sarà in aula oggi. E del resto l’uomo sentito due volte nell’87, all’epoca del delitto, non disse nulla di utile per la soluzione dell’omicidio. Ne era al corrente del fatto che Lidia potesse essere invaghita di lui.