– Maura che fa arrampicare il gelsomino sui berceaux, Maura che fotografa gli sposi nel suo bed & breakfast, Maura intenta a mettere i cani in macchina per la sgambata sul pratone di Sant’Ambrogio, Maura al computer a trasformare le immagini in sogni, Maura sul ponteggio che tinteggia le mura di casa, Maura con il taccuino e la penna ad ascoltare il suo paziente in terapia psicologica.Una donna, mille attività, idee “a tinchité” come direbbe Camilleri,
energia smisurata e un entusiasmo che difetta ai ventenni, la voglia di stupirsi e di stupire. Tutto ciò e altro ancora è , 55 anni, psicologa dal denso curriculum, “fuori di testa” per vocazione, capace di reinventarsi perfetta padrona di casa nel suo bed & breakfast “Lilliput”, in via Bligny a Giubiano, accolto in una casa che sembra uscita da un libro di fiabe dell’Inghilterra elisabettiana o dalle pagine di J. R. R. Tolkien. «In casa ero considerata la “matta”, la mia famiglia contava sei persone, i genitori, due fratelli e due sorelle, che da bambina mettevo regolarmente in crisi con i miei infiniti perché. Ho sempre seguito il mio intuito, sono un’istintiva, nel lavoro come negli affetti», dice Maura, madre viggiutese e padre livornese, nata e cresciuta a Giubiano. Dopo la scuola di perito aziendale e due anni di Economia e commercio, la scelta della facoltà di Psicologia a Padova: «In realtà mi sarebbe piaciuto frequentare Architettura o Brera, ho una forte vena artistica che mi viene dai genitori, ma c’erano esami d’ammissione complessi e avevo poco tempo. Non fu un ripiego, ho sempre avuto la curiosità di indagare il carattere delle persone». Maura brucia le tappe, si laurea poi fa l’assistente a Padova per tre cattedre diverse, quindi si specializza a Milano in psicoterapia ipnotica e segue un corso in Bocconi di Economia del lavoro, collabora con l’università di Venezia e poi con il comune di Varese come consulente per l’orientamento professionale. Poco dopo, il salto nel mondo del lavoro, unica psicologa italiana assunta dalla società americana Andersen Consulting, leader mondiale nel settore informatico, dove si occupa di selezione e formazione dei manager del gruppo per le sedi italiane. m«Dopo un’altra esperienza a Roma, dove seguii uno dei partner di Andersen che aprì una nuova attività, incominciai a esercitare la libera professione nel mio studio a Sant’Ambrogio, rimanendo però attiva come consulente per alcune società milanesi di ricerca del personale. In questi anni di attività ho incontrato più di 15mila persone, aumentando continuamente il mio bagaglio di esperienza». Maura coltivava però una grande idea, una casa rivoluzionaria e unica, interamente progettata da lei fin nei minimi particolari, la “casa della vita”, per dirla con Mario Praz. «Nel 2002 acquistai l’edificio di via Bligny, una semplice villetta degli inizi del ‘900 che reinventai completamente con l’aiuto dell’architetto Nadia Tortoreto e del geometra Guglielmo Galli. Io e mia madre ci mettemmo al lavoro, solo il progetto mi costò sei mesi di fatica, ma poi vennero le decorazioni, la tinteggiatura, gli arredi –un’altra mia passione sono i vecchi mobili- e ancor oggi la casa non è del tutto terminata. La definisco “pop-up”, come quei libri per bambini che si aprono mostrando paesaggi e situazioni in tre dimensioni. Qui un salotto può trasformarsi in cucina e viceversa». L’anno scorso Maura ha deciso di aprire la sua casa, dedicandone una parte al bed & breakfast “Lilliput”, la “casa di marzapane”, come la chiamano i suoi clienti. «La crisi non ha risparmiato nemmeno il settore della psicoterapia e poi c’era l’Expo, un’occasione da non mancare per avere ospiti internazionali. Aprii quasi in sordina e ho già avuto persone di 43 Paesi diversi, compresi Australia, Corea e Nuova Zelanda, e vinto il titolo di “Super Host” che va alle strutture che hanno oltre l’80 per cento di valutazione a cinque stelle da parte dei clienti. Quando arrivano e vedono le camere rimangono stupefatti e lanciano un «wow!» di meraviglia. È la mia più grande soddisfazione, assieme a quella di conoscerli e coccolarli con una super colazione e informazioni su come muoversi in città e cosa vedere». Maura si definisce “ostetrica del buio”, «perché prima tiro fuori le ombre di ognuno fino a schiarirle e a trasformarle nella luce interiore che tutti possediamo. Sono un’amorevole guerriera, potrei vendere idee, ho progetti sulla fotografia e la ripresa cinematografica, e vorrei realizzare un libro per i bambini dell’ospedale Del Ponte con le loro fotografie raccontate. Non so cosa sia la noia, e il più bel gioco, per me, è continuare a giocare».