«Un giorno chiamai Ambrogio Borghi al telefono. Avevo dieci anni, e lui era il capitano dell’ultimo Varese che giocò in Serie A. Cercai il suo numero sulla rubrica del telefono, per fargli i complimenti dopo l’1-1 rimediato contro il Cagliari: avevo la voce che tremava per l’emozione, e lui mi rispose imbarazzato. Era un altro calcio, erano altri tempi». Quella stessa emozione, di quel bambino di dieci anni, tradisce Riccardo Pellegrini ancora oggi, quando parla della sua squadra del cuore.
/>Lui, veterano della radiofonia e voce di Radio 3i, sugli spalti del Franco Ossola ci è cresciuto: «Ricordo che andavo allo stadio, da bambino, con i miei genitori. Poi con i Boys. Lì mi sento a casa, perché il Varese è un’avventura fatta di amicizie e passione. Ricordo che nell’anno della C2 ci ritrovammo sugli spalti della tribuna, tutti noi che avevamo bazzicato la curva: i volti erano gli stessi ma cambiati dal tempo. Ora, quei volti, sono gli stessi che hanno rimesso in piedi il Varese dopo la vergogna di Cassarà e Zeaiter: Enzo Rosa in primis e oggi Paolo Basile».
Riccardo è un fiume in piena: ci parla di musica e calcio. Per lui due mondi uniti indissolubilmente. «La canzone che più di tutte mi ricorda il Varese? L’inno del 1968: “Dai… Forza Varese”». Un’unione che Pellegrini riproporrà questo sabato sera al Castello di Monteruzzo a Castiglione Olona con, il Festivalbar della musica indipendente, “Ora Musica Show”. Alla serata parteciperanno la figlia di Zucchero, Irene Fornaciari, Viola Valentino e soprattutto il Varese Calcio: «Ho voluto invitare alla serata la mia squadra del cuore. Perché è giusto che ogni tifoso faccia qualcosa, nel suo piccolo, per questa maglia; specialmente perché questa società è nata da chi vive per quei colori».
Quella voluta da Riccardo, per i tifosi del Varese, sarà una serata indimenticabile: una serata in cui la squadra verrà presentata alla sua città. «Lancio un appello: venite tutti con un cappellino, una maglietta o una sciarpa del Varese».
Simboli di una passione intramontabile, ci spiega lui: «Il Varese ti rimane dentro. Siamo una realtà piccola ma indimenticabile. Qualche tempo fa parlavo con un mio amico salentino di Franco Lepore. Ci siamo raccontati del suo Varese, e del fatto che in quegli anni nello spogliatoio, prima della partita, si cantava “Sciamu a ballare” dei Sud Sound Sistem. Lepore, ovunque è andato, ha sempre portato il biancorosso nel cuore: lo sanno pure i tifosi del Lecce».
«Oggi – continua Pellegrini – sono felice di vedere mister Ernestino Ramella sulla panchina del Varese. Lui era nel Varese di cui mi innamorai io: quello di Peo Maroso in panchina, e Ricky Sogliano come direttore sportivo. Il mister era un attaccante forte di testa, per questo lo chiamavamo Testa d’Oro. Vederlo ora alla guida della squadra è come rivedere Maroso. Sono sicuro che faremo una grande stagione per ritornare tra i professionisti: lì dove meritiamo di stare».