New York, 22 set. (TMNews) – Il primo ministro del governo di transizione somalo, Abdiweli Mohamed Ali, ha assicurato al ministro degli Esteri Franco Frattini che farà il massimo per cercare di ottenere la liberazione degli undici marittimi italiani tenuti in ostaggio in Somalia dai pirati. “Non risparmieremo alcuno sforzo”, ha detto al termine di un incontro con Frattini svoltosi nel pomeriggio di ieri a New York, a margine della 66ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Secondo il premier somalo, le “chiavi” per combattere il fenomeno della pirateria sono “il controllo del territorio, l’applicazione della legge e la creazione di posti di lavoro”.
Frattini è apparso soddisfatto al termine dell’incontro, e ha espresso la massima fiducia verso il nuovo governo di transizione, insediatosi lo scorso luglio. “Sono certo che moltiplicheranno il loro impegno per la liberazione dei nostri ostaggi”, ha dichiarato il ministro: “Loro conoscono assai bene la realtà territoriale e soprattutto i villaggio lungo le coste, conoscono i luoghi, conoscono le persone, probabilmente conoscono anche le tribù. Questo primo ministro viene tra l’altro dal Puntland, quindi conosce in modo speciale la situazione”. Nella mani dei pirati ci sono undici marittimi italiani: cinque si trovavano a bordo della petroliera Savinia Caylyn, sequestrata lo scorso febbraio, e altri sei erano sulla Rosalia D’Amato, sequestrata in aprile.
Oltre a discutere della questione degli ostaggi, nel corso dell’incontro di ieri Frattini e il primo ministro somalo hanno firmato un accordo per lo sblocco di 15 milioni di euro, congelati nel 1988, in favore del paese del Corno d’Africa. Venerdì si terrà sempre a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu un summit sulla Somalia, promosso dall’Italia, che si propone di “mobilitare un sostegno internazionale” per il tormentato paese africano, colpito anche negli ultimi mesi da una grave carestia. “L’Italia è in primissima fila ed è tra i più forti sostenitori della Somalia”, ha sottolineato Frattini. “Richiediamo che i paesi dell’Unione Europea e altri paesi del mondo contribuiscano finanziariamente e politicamente per consolidare il governo” di Mogadiscio.
Plg
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