Le emozioni sono come l’acqua che fa spuntare i fiori nel deserto. L’aridità non fa parte di noi, non fa parte di Varese. La nostra città è al 29° posto in Italia per numero di aziende operanti nel settore della movida, e il segreto per noi che facciamo questo mestiere è solo uno: commuoversi. A volte, quando vedo un centinaio di persone la sera, sotto la pioggia, davanti al mio Balthazar, corro nello sgabuzzino a piangere.
A piangere di gioia. Perché capisco che anche chi, come me, non sa fare nulla, a Varese può fare: basta volerlo. La nostra provincia è ricca e se hai voglia di lavorare, lavori – non facciamo gli ipocriti dicendo il contrario. Piango di gioia, dicevo: perché la gente torna, sempre e comunque. Chi gestisce un locale – posso portarvi il mio esempio – lo fa per amore, non solo per i conti; vero, quelli devono per forza tornare a fine serata ma se non consideri il tuo bar, la tua attività, come un prolungamento del salotto di casa tua, hai già sbagliato in partenza. La gente che viene da me, al Baltha, è come se venisse a casa mia e, se ho ospiti a casa, è perché li ho invitati per farli stare bene. Ci capiamo? Varese non è mica Piazza San Marco, dove puoi trattare male un cliente che tanto non torna più, e dietro di lui ci sono altre 50.000 persone pronte a sedersi al tavolino. No, da noi è l’opposto. Quel 29° posto è un orgoglio per i varesini: è la vittoria dei piccoli e del divertimento. Spero il Comune sia felice del risultato: per ogni bar aperto in via Cavallotti, vivono almeno sei o sette famiglie. Solo perché questa città è bella, bella da brindare.