– A luglio tentarono un distributore in Svizzera: presa banda internazionale al termine di un’indagine serrata. In manette anche un latitante colpito da mandato di cattura spiccato dall’autorità giudiziaria emiliana. A far scattare le manette gli agenti della squadra mobile della questura di Varese, con il supporto della polizia locale del Monte Orsa.
Nei guai un comasco di 65 anni, con a carico un mandato di cattura, poiché evaso dalla Casa di Lavoro di Castelfranco Emilia durante un permesso (per poi darsi alla latitanza) e , svizzero di 53 anni che il 1 ottobre 1990 uccise in uno scontro a fuoco il carabiniere Roberto Ticli a Porto Ceresio. Il colpo galeotto fu tentato lo scorso 21 luglio ai danni di una stazione di servizio di San Pietro di Stabio. Per il colpo gli autori utilizzarono un’autovettura rubata il giorno prima a Cocquio Trevisago. Le indagini della polizia di Stato, coordinate dalla locale procura della Repubblica e eseguite in stretto raccordo con i corrispondenti organi della confederazione elvetica e della polizia locale servizio associato Monte Orsa Viggiù-Saltrio-Clivio, hanno consentito di acquisire elementi sufficienti per identificare i responsabili, soprattutto riguardo al furto dell’autoveicolo poi usato per tentare la rapina.
La coppia ha varcato il confine italiano l’altro ieri a bordo di un Suv “pulito” (non con la vettura rubata a Cocquio) con targa svizzera. Gli agenti della Mobile, che avevano già stretto il cerchio attorno alla coppia, con la polizia locale del Monte Orsa, hanno rintracciato il Suv.
La professionalità dei poliziotti ha consentito di isolare l’auto da fermare chiudendo con le autovetture di servizio la pubblica via nei due sensi di marcia mentre personale specializzato dell’antirapina, in sicurezza, ha intimato ai due di scendere dal veicolo ormai bloccato.
Nel corso del controllo il latitante, privo di qualsiasi documento e consapevole della pendenza a suo carico, ha fornito false generalità al fine di sottrarsi all’arresto. L’uomo è stato poi inchiodato dalle impronte digitali nonostante avesse la pelle dei polpastrelli rovinata poiché intenzionalmente abrasa.
Il comasco è stato arrestato in esecuzione dell’ordine di cattura emesso a seguito dell’evasione e per aver dichiarato false generalità. Il cittadino svizzero è stato sottoposto a fermo, in carcere a Varese, in ragione della gravità dei reati a lui imputabili e della palese volontà di sottrarsi alle sue responsabilità in quanto non ha fornito alcuna indicazione circa il suo reale domicilio in Italia o in Svizzera. Gli arresti sono stati convalidati dall’Autorità Giudiziaria, pertanto i due sono ancora in carcere e non si esclude possano essere responsabili di altri crimini su cui si sta indagando.
La rapina era uno dei tanti episodi che hanno costellato gli ultimi mesi e che hanno portato le autorità elvetiche a disporre limitazioni ai valichi minori sul confine Ticino-Lombardia.