Come annunciato alcune settimane fa delle autorità elvetiche, a partire dal prossimo 1 aprile, il confine di Ponte Cremenaga resterà chiuso negli orari notturni, dalle 23 alle 5 del mattino.
Un progetto sperimentale, della durata di sei mesi, che riguarderà anche altri due valichi secondari di confine tra Italia e Svizzera, quello di Novazzano e quello di Pedrinate. A nulla quindi sono valse le proteste del sindaco di Cremenaga Domenico Rigazzi e la mozione presentata al Pirellone dal consigliere regionale varesino Luca Marsico (Forza Italia). Questioni di sicurezza, questa la motivazione addotta dalle autorità elvetiche per giustificare la chiusura notturna del valico; sarà il corpo delle guardie di confine, in collaborazione con la polizia cantonale, a provvedere a chiudere e riaprire la frontiera. A protestare contro la scelta messa in campo dalla Svizzera è anche la Provincia di Varese.
«La chiusura notturna stabilita dalle autorità svizzere, seppure sperimentale, è l’ennesimo caso di decisione unilaterale che non possiamo condividere, poiché quando si parla di sicurezza bisogna agire insieme e condividere percorsi e scelte» commenta il consigliere provinciale e capogruppo Paolo Bertocchi (Civici e Democratici). Le autorità italiane non erano state informate nemmeno lo dicembre quando la Svizzera decise improvvisamente di chiudere i valichi di Ponte Tresa e Cremenaga, dopo che due rapinatori avevano tentato un colpo in Canton Ticino. In quell’occasione, migliaia di frontalieri rimasero per ore in coda ad aspettare la riapertura. Dopo quell’episodio, Villa Recalcati aveva votato una mozione che censurava tutte le decisioni unilaterali contro la libera circolazione delle persone.
«Con quel documento avevamo richiamato tutte le istituzioni a fare la propria parte per mantenere i buoni rapporti tra Italia e Svizzera, evitando decisioni unilaterali che rischiano solo di ripercuotersi sui lavoratori e sui cittadini, oltre a creare un clima di tensione di cui nessuno sente l’esigenza» prosegue Bertocchi. La Svizzera prosegue per la sua strada e dal 1 aprile chiuderà di notte il valico di Cremenaga. «Una decisione che sorprende e che non può essere condivisa, perché anche in questo caso rischia di avere come effetto immediato la penalizzazione dei cittadini di Cremenaga, soprattutto in caso di situazioni di emergenza» conclude Bertocchi, che si domanda «perché temi di tali rilevanza non vengano discussi al tavolo politico transfrontaliero, la Regio Insubrica, che la Regione finanzia con 80 mila euro l’anno».