– Si chiama Domenico Lasorsa, ha 37 anni vive a Calcinate e fa l’imbianchino, ma soprattutto è l’eroe che domenica pomeriggio si è gettato nelle acque del Lago Maggiore per tentare di soccorrere il ragazzo marocchino che però ha perso la vita.
Non si da pace Domenico Lasorsa per non essere riuscito a portare a riva Heine Hassan, il ragazzo di 27 anni che domenica pomeriggio è annegato nella acque di Germignaga. «Mi è crollato il mondo addosso quando mi hanno detto che non ce l’ha fatta – racconta – Mi sono sentito inutile ma credetemi che ho fatto il possibile». Domenico è arrivato al Lago intorno alle 14 domenica pomeriggio e ha steso il suo asciugamano in spiaggia.
«Ho dato un’occhiata in acqua e ho visto il ragazzo, a tre forse quattro metri dalla riva, sdraiato su un materassino». Dopo qualche minuti Domenico si è rialzato per andare a pescare e ha sentito le grida di aiuto. «Ho sentito urlare, ho guardato in acqua e ho visto il ragazzo che si dimenava, aveva perso il materassino e iniziato ad annaspare. Li d’istinto mi sono gettato nel Lago per soccorrerlo, senza immaginare che sarei stato travolto anch’io dall’acqua e dalla mancanza di orientamento». Ha nuotato velocemente fino a raggiungerlo. «Sono stati attimi concitati, ero stremato quando sono arrivato da lui e gli ho detto di darmi la mano. Lui l’ha afferrata e ho iniziato a nuotare a dorso verso la riva. Mi mancava il fiato, continuavo a bere e a un certo punto ho perso la sua mano. L’ho visto sparire nel nulla». I ricordi da qui si fanno confusi. «Ho percepito l’arrivo di una barca, gli ho chiesto di aiutarmi e sono stato portato di peso a riva».
Anche Domenico è stato soccorso dai sanitari del 118 e poi trasportato per accertamenti all’Ospedale di Luino. «Stavo bene fisicamente ma per qualche ora sono rimasto sotto shock, disorientato. Quando è venuto a trovarmi il signore che mi ha tirato fuori dall’acqua e mi ha detto che era il proprietario della barca che mi ha salvato sono scoppiato in lacrime e l’ho abbracciato». Solo diverse ore dopo ha saputo che Heine Hassan non ce l’aveva fatta. «Mi è crollato il mondo addosso». Non crede comunque all’ipoetsi del malore. «Penso invece che sapesse nuotare bene e quando ha perso il contatto con il materassino si è fatto prendere dal panico. Ha iniziato a bere e poi davvero in quei momenti non capisci più niente, perdi la ragione». Tra i ricordi confusi di quella giornata c’è l’immagine di una altro ragazzo di colore, forse il fratello, e di una donna con una bambina, «credo fossero la compagna e la figlia. Vorrei incontrarle».