La piccola isola del Tirreno che fa da sfondo al vertice italo-franco-tedesco è carica di significato simbolico. Qui nel 1941 venne elaborato il progetto “Per un’Europa libera e unita”, noto come Manifesto di Ventotene, sintesi di idee e di intense discussioni fra Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, allora confinati sull’isola.
“Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale altro progresso non è che apparenza – si legge nel Manifesto –
è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani”. L’ideale europeo di Spinelli si è solo in parte realizzato ed oggi sembra messo a rischio da un’Unione europea in crisi di identità, divisa al proprio interno e messa a dura prova da crisi economiche, fenomeni di immigrazione di massa, emergenze terroristiche, spinte centrifughe e disparità sociali.
Non possiamo però rinunciare al progetto, consapevoli che l’integrazione è l’unica strada possibile in un percorso di crescita e di progresso e che le soluzioni ai problemi che affliggono l’Unione europea possono essere trovate solo attraverso posizioni condivise fra gli Stati più virtuosi. Bisogna candidarsi alla guida del futuro, recuperando una tensione ideale, anche se ciò potrà comportare la perdita di qualche compagno di viaggio. Il summit di Ventotene deve rappresentare il punto di ripartenza e la conclusione non può essere allora che quella del Manifesto in cui tutti, giovani generazioni per prime, è importante che credano e si adoperino per realizzarla: “La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”.