La scarpa tre volte etica è un’idea da “Opificio V”

Non usa pelli di animali, rispetta l’ambiente e fa lavorare piccoli artigiani che altrimenti chiuderebbero: nasce a Tradate la scarpa tre volte etica.

L’idea all’origine di Opificio V è di Paola Caracciolo, titolare di 36 anni dell’azienda nata nel settembre 2013. E che sarà tra le protagoniste di “Fa la cosa giusta”, la fiera degli stili di vita ecosostenibili in programma dal 28 al 30 marzo nei padiglioni di FieraMilanoCity.

«Opificio V è nato da una mia esigenza», spiega Caracciolo, «sono vegetariana da quindici anni e trovare una scarpa che fosse adatta al mio stile di vita era un impresa. Almeno fino all’anno scorso». Quando cioè ha deciso di licenziarsi dall’ufficio marketing di una catena di supermercati per cui ha lavorato per dieci anni e si è messa in proprio.

Ed era proprio cercando le scarpe adatte per andare in ufficio che questa giovane imprenditrice si è resa conto che «non era semplice trovare delle scarpe che rispondessero a determinati canoni estetici e fossero anche cruelty free». Ovvero libere dalla crudeltà, nel senso che non abbiano componenti di origine animale.

Niente pelle, insomma, niente cuoio e nemmeno colle che abbiano richiesto il sacrificio di un essere vivente. Spazio invece ai tessuti naturali: «si va dal lino al cotone, lavorato per il settore calzaturiero con delle cerature che danno un effetto vintage». Oppure a quelli artificiali come l’alcantara, «prodotto da un’importante azienda italiana ad emissioni zero».

Questo significa che compensa l’anidride carbonica generata dalla sua attività con dei programmi di riforestazione. Qui si innesta il secondo significato dell’etica di Opificio V, nell’attenzione all’ambiente. «Per le suole utilizziamo una bioplastica che, alla chiusura del ciclo di vita della scarpa, se viene staccata e messa nel compost degrada in sei mesi».

L’ultimo aspetto etico sta nella qualità. «Tutte le aziende da cui facciamo produrre le scarpe o da cui acquistiamo il materiale sono italiane». Soprattutto, «le nostre calzature sono realizzate da piccoli artigiani che abbiamo scelto di sostenere e che seguono la produzione di ogni singolo pezzo».

Una scelta voluta «per supportare l’eccellenza italiana nel settore calzaturiero che oggi rischia di sparire». Nello specifico, le scarpe da donna vengono prodotte a Parabiago «da piccoli artigiani che hanno una maestria importante e hanno lavorato anche per Manolo Blahnik», lo stilista americano reso famoso dalla serie “Sex & the City”. Mentre le calzature da uomo arrivano dalle marche.

Per ora l’azienda vende solo on-line, sul proprio sito www.opificiov.com. E ad acquistare non sono solo i vegetariani: «le comprano anche persone che non sono interessate al discorso cruelty free. Semplicemente le vedono, le apprezzano e le acquistano». Magari non sapendo che in questo modo fanno la cosa giusta. Anzi tre: per gli animali, l’ambiente e il made in Italy.

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