Non è solo la tipica breaking news ma un vero fulmine a ciel sereno sull’alto Verbano. L’arresto di Daniele Santucci, 65 anni e capo del consiglio di amministrazione della società di riscossione tributi Aipa, ha profondamente turbato Castelveccana e la piccola località Pira, dove l’AD possedeva un esteso ranch.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Milano hanno legato il nome del manager, di casa sull’alto lago, alle riscossioni fantasma che lo stesso avrebbe intascato destinandoli a propri fini personali. I soldi, si parla di 7 milioni di euro derivanti dai tributi per le affissioni pubblicitarie, erano destinati alle casse di 800 Comuni italiani. Le procure milanesi stanno collegando la figura di Santucci all’uso del denaro che, secondo l’accusa, è stato sottratto. Incredulità e riservatezza tra le vie dell’abitato ai piedi del Cuvignone. Questi sono i sentimenti che si avvertono da subito recandosi in paese.
Attorno alla proprietà del manager milanese quasi nessuno vuole parlare e, in pochi, sembrano conoscerlo personalmente. «Oggi siete i quarti inviati della stampa che chiedono di lui, cosa volete? Che scoop state cercando?» Le frasi che si sentono a muro, prima di ogni possibilità di spiegazione, nel pomeriggio successivo a una mattinata fatta dal continuo andirivieni di cronisti e fotografi.
L’invito alla tutela della privacy e della delicatezza del momento è rinnovato se si estrae la macchina fotografica tentando di immortalare alcuni scorci di via Bonè, luogo d’ingresso del ranch dove Santucci, appassionato di cavalli, allevava gli equini. «Nessuna foto, per favore. Anzi, meglio se andate via»: una frase che batte da un civico all’altro in questa parte di paese che domina il lago dove i campi, una volta lasciati incolti o divisi in piccoli orti, oggi sono carichi di villette costruite di recente.
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