Il camper di fa tappa nel Varesotto. «In provincia di Varese stavolta vinciamo noi, è sicuro».
È la sfida del primo segretario della Lega Nord che non proviene dalle nostre terre, culla del movimento. Ma il legame di sangue rimane intatto, e lo testimonia il fatto che il “Basta Euro Tour” con il camper dipinto di giallo del segretario federale Matteo Salvini sceglie il Varesotto, insieme all’altra leghistissima Bergamo, per l’ultima domenica di campagna elettorale.
«A Varese la Lega vince di sicuro, non ho dubbi – sottolinea Salvini, a Sesto Calende, prima fermata del camper – sono pronto a sottoscriverlo, ci vediamo il 26 per verificarlo». Il segretario “sente” la rinascita leghista. «Ho sbirciato i sondaggi, che ci danno come quarto partito, e posso dire che ci prenderemo delle belle soddisfazioni» ammette Salvini. «Tanta gente sta tornando con noi. Tanta gente che vede un centrodestra disastrato si riavvicina alla Lega. Chi votava Forza Italia e mi dice “stavolta sono costretto a votare Lega”. Chi votava in passato Lega e si era stufato, ma oggi sta ritornando a credere in noi. E chi l’ultima volta ha votato Grillo, ma si rende conto che per risolvere i problemi, come l’immigrazione, i “vaffa” non bastano».
E così, in una campagna in cui «fanno a gara a chi la spara più grossa, tra Berlusconi che regala dentiere e Grillo e Renzi che litigano sul nazismo», Salvini torna a scavare consenso per la Lega come ai tempi d’oro.
Al suo arrivo a Sesto Calende – là dove quattro anni fa, o meglio una Lega fa, il neo-eletto consigliere regionale Renzo Bossi veniva inseguito da Valerio Staffelli di Striscia la Notizia per la consegna del tapiro d’oro, in occasione del tiro alla fune tra le due sponde del Ticino – il camper, guarda il destino, finisce parcheggiato proprio di fronte al gazebo elettorale del Movimento Cinque Stelle. Salvini arringa la folla, manda a “dar via il cü” «la sinistra di Cortina e di Capalbio» rappresentata dall’ex ministro Kyenge che gli contesta la mancata laurea, annuncia la raccolta firme «sotto casa Fornero», poi si presta ad una vasca in zona pedonale per stringere mani e distribuire volantini.
Il coordinatore dei Giovani Padani lo sfida, scherzosamente: «Matteo è innamorato del lago di Como, ma forse oggi gli abbiamo fatto cambiare idea». Salvini risponde, con il gesto “così e così”: «Ma le nostre bellezze, come il lago Maggiore, non sono in vendita. Lo diremo a Renzi quando saremo sotto casa sua a Firenze».
Poi si riparte, direzione Varese. Saluta una militante di Comabbio e ricorda: «Su quel lago ci andavo quando facevo il liceo, da un’amica». Con il suo camper – a bordo cinque fedelissimi del suo staff milanese di via Bellerio e una branda su cui appisolarsi tra un bagno di folla e l’altro – il segretario batte piazze e mercati da due settimane. Una sfacchinata: «Siamo una comunità di matti che macina chilometri – racconta – fuori dalle grandi città, perché in provincia ci sono radici più solide e profonde».
Ed è proprio da quella “pancia” del Paese che si era allontanata, che la Lega di Salvini riprende a macinare consensi. «Siamo tornati a correre e a sorridere – spiega Salvini – puntiamo al 51% in Lombardia, poi decideranno i cittadini se sarà indipendenza, autonomia o statuto speciale».
A Varese, passeggiata verso la simbolica piazza del Podestà, dove lo aspettano e il segretario provinciale . Il senatore , a corto di voce per i troppi comizi di questi giorni, volantina per il candidato alle europee: «Non sottovalutiamo le amministrative, per noi leghisti i Comuni sono un simbolo». Salvini ricorda che «i nostri sindaci diranno un democratico “no” ai prefetti che vogliono mandarci i clandestini. Ogni euro dove governa la Lega è per la nostra gente, per gli altri se ce n’è».
E la Lega di Salvini sembra più varesina che mai.
© riproduzione riservata