Svanisce per i frontalieri, ma per la verità erano davvero in pochissimi a crederci, il sogno di uno stipendio minimo da 3.400 euro circa. Effetto della volontà popolare. Che a larghissima maggioranza ha bocciato proprio il piano per introdurre, a livello di legge, un salario minimo di 22 franchi l’ora. Il voto di domenica 18 maggio ha visto trionfare il no, che ha raccolto il 77% dei voti. In Ticino però, dove l’effetto frontalieri è fortissimo e con esso tutto il problema del dumping salariale, il “no” ha raccolto una percentuale decisamente inferiore alla media nazionale, il 68%.
La proposta è stata comunque respinta in tutti i cantoni. Delusi così i sindacati svizzeri e le forze che avevano promosso la consultazione. «Abbiamo perso una buona occasione per fermare il dumping salariale – commentano da Unia – e porre fine allo scandalo dei salari bassi nella ricca Svizzera».
Già prima della consultazione, però, non erano mancati i detrattori dell’iniziativa, che ritenevano troppo alta la retribuzione minima di 18 euro l’ora. Più che doppia rispetto a quanto prevede oggi la Germania (8,50 euro l’ora), così come rispetto ai 10,10 dollari proposti negli Stati Uniti da Barack Obama.
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