La stele è stata riportata ai Cinque Ponti. «Idea nata davanti una pizza da Gino Savino al “Capri”» ammette Castiglioni, capogruppo di “Busto al Centro”, il movimento politico d’opposizione che ha promosso l’iniziativa e la costituzione di un comitato, presieduto dal professor Tacchi, noto sociologo bustocco. Dimostrazione di come la devozione alla Madonna dell’Aiuto a Busto vada decisamente oltre ogni steccato. «Idea realizzata in maniera splendida. Hanno fatto tutto loro e hanno pagato loro l’opera, è
giusto riconoscerlo» fa notare il sindaco Antonelli, che insieme al vicesindaco Ferrario e all’assessore alla cultura Magugliani ha “tirato il cordino” che ha svelato l’immagine della Madonna dell’Aiuto in marmo rosa sormonta la colonna in granito rosa. «Gli stessi materiali che si ritrovano nel Duomo di Milano» sottolinea l’esperto di storia Mario Colombo. In realtà, ammette l’architetto Massimo Ferioli che ha coordinato i lavori, «questo non è il punto preciso dove era stata posizionata la stele, ma nella nuova conformazione viabilistica era la posizione più corretta come accoglienza all’accesso nord della città». Così la Madonna dell’Aiuto ritorna all’ombra delle controverse passerelle dei Cinque Ponti («un miracolo è avvenuto, una persona sull’ottovolante» scherza il sindaco Antonelli osservando un cittadino intento a fotografare la stele dall’alto della passerella). «È un landmark di Busto» ricorda il professor Tacchi. «Un segno sul territorio che dà un’identità comunitaria, indicando anche a chi passache la città si riconosce nella devozione alla Madonna dell’Aiuto». I vecchi bustocchi avrebbero detto «lauà e fedascia», lavoro e fede, aggiunge Colombo. Nel comitato anche Gianluigi Rebesco, figlio dello scultore Giuseppe, autore dell’opera. «In pochi credono che nella settimana del Congresso Mariano a Busto transitarono 500mila persone, avvenimento paragonabile solo all’ascesa di Papa Giovanni Paolo II al Sacro Monte».