È finita anche sulla rivista Tennis Italiano, letta da tanti appassionati e praticanti di questo sport, la storia di vita e sportiva di . Qualcuno si chiederà cosa possa c’entrare un sacerdote con un periodico che si occupa di tennis; la risposta è molto semplice, perché il don oltre a essere bravo nel fare il parroco, nel dire messa e nelle omelie è altrettanto abile con la racchetta.
Don Paolo che ha 52 anni e attualmente è parroco di tre piccole comunità della Valtellina, sua terra di origine, è stato parroco anche in provincia di Varese, di Brenta dal 2003 al 2012 e dal 2011 al 2012 anche di Caravate. Una passione per il tennis nata in famiglia, ma che poi con il passare del tempo si era spenta, lasciando campo ad altri sport; fino a circa 15 anni fa, proprio durante l’incarico di don Bettonagli nel Varesotto.
«Alcune persone di Brenta mi hanno convinto a riprendere in mano la racchetta e a giocare con loro – racconta don Paolo – dicevano che me la cavavo benino e mi hanno spinto a fare la tessera da agonista e a iniziare a fare tornei in giro per la provincia». Finito di celebrare Messa e terminati i doveri di parroco, don Paolo prendeva l’auto e raggiungeva i campi da tennis dove si svolgevano i tornei Fit; attualmente, il sacerdote tennista è fermo a causa di un infortunio al ginocchio. Ciò nonostante è classificato 4.5, anche se senza i guai articolari, che lo tengono in panchina da marzo, la classifica poteva essere migliore, puntando decisamente verso il 4.2; durante la sua permanenza a Brenta e Caravate ha giocato al circolo del Tennis Club CCR Ispra cavandosela bene sia in singolare che nel doppio.
Come conciliare l’attività del prete con quella del tennista? «I miei superiori sono al corrente di questa mia passione e del fatto che partecipi ai tornei – risponde don Bettonagli – il tennis mi ha dato l’opportunità di conoscere tante persone; è capitato anche che alcune persone che si erano allontanate dalla fede, conoscendomi, si siano riavvicinate».
Don Paolo insomma evangelizza anche attraverso il tennis, tra un servizio, un ace, un dritto e un rovescio. Il sacerdote tra Federer e Nadal sceglie il fuoriclasse svizzero, ma il suo modello è l’americano Andy Roddick. «Credo che il mio tennis assomigli al suo con le dovute proporzioni ovviamente – spiega il don – non vado mai oltre i sette colpi; o scendo a rete o cerco la soluzione vincente». «Parolacce in campo? Mai – conclude – ma capita che la racchetta scivoli di mano dopo qualche errore stupido».