C’è qualcuno, da qualche parte, che si sta divertendo con la macchina del tempo. Avete presente quell’aggeggio infernale che ha fatto la fortuna di scrittori di fantascienza e di sceneggiatori cinematografici? Quello che giri una rotellina e ti trasporta negli anni e nei secoli, scaricandoti, a piacere, nel futuro o nel passato.
Forse in qualche sottoscala la macchina del tempo esiste davvero e qualche discolo, sfuggendo agli occhi severi di mamma e papà, si diverte a spedirci, come tante palline di un flipper, a zonzo nella storia.
Come spiegarsi altrimenti la sequela di déjà vu che ci sta accompagnando di questi tempi? Certo, qualcuno potrebbe obiettare che il proprio particulare è nell’indole del politico italico fin dai tempi di Guicciardini. Quindi non bisogna meravigliarsi se Expo e Mose ci fanno ripiombare ai tempi di Mani Pulite.
E’ che quei tempi non sono mai finiti: come un fiume carsico la corruzione scorre in mille rivoli sotterranei e solo in alcune circostanze affiora o, meglio, viene fatta affiorare. Il fatto è che perfino i nomi sono gli stessi: Greganti e Frigerio sembravano figurine Panini di un impolverato e sgualcito album di Tangentopoli. Scopriamo invece che giocano ancora e, nonostante l’età, con ruolo da titolari.
Anche la vicenda Malpensa riporta le lancette indietro di qualche decennio. Il ruolo conflittuale con Linate, la difficoltà di imporsi come scalo di riferimento per il traffico aereo del nord Italia, l’ostacolo dei collegamenti ancora aleatori sono gli stessi dei giorni dell’inaugurazione.
Nel frattempo ci sono state le due torri, la contrazione del traffico aereo, l’esplosione delle compagnie low cost, la grande crisi. E il passeggero di Brescia cerca ancora di capire come farà ad arrivare allo scalo nella brughiera senza usare la macchina.
Per non dire di quello di Lugano, al quale avevano detto che con la bretella Arcisate-Stabio nel giro di poco tempo avrebbe avuto a disposizione un grande aeroporto internazionale, senza rassegnarsi al piccolo cabotaggio di Agno o ai lunghi trasferimenti fino a Zurigo.
Il fatto è che lui, svizzero, ci aveva creduto: non è abituato agli stop and go della burocrazia, alle fatue promesse dei politici, al gattopardismo della classe dirigente. Ma quello che davvero fa pensare a una burla della macchina del tempo è la scoperta dei proiettili indirizzati ai dirigenti sindacali di Sea Handling. Intanto per il tipo di avvertimento: le buste con le pallottole non si usano più da tempo immemorabile.
Anzi, le buste sono ormai diventate oggetto di antiquariato, surclassate dalle email. E alla posta elettronica puoi, al massimo, allegare un virus, non una munizione calibro 9.
E poi la scelta dei destinatari: i sindacalisti stanno cercando in tutti i modi di legittimare un ruolo che globalizzazione, storia e situazione economica vanno ridimensionando giorno dopo giorno. Sceglierli come nemici ricorda quello spot che imperversava qualche tempo fa in tv: “Ti piace vincere facile?”.
E’ per questo che sarà meglio dare un’occhiata approfondita alle cantine e ai sottoscala, alla ricerca della macchina del tempo dalla quale partono gli impulsi che ci fanno rimbalzare nella storia patria.
Anche perché ad andare indietro nel tempo non si ringiovanisce: ci sente solo molto più vecchi.
Marco Dal Fior
© riproduzione riservata