Ci sono opportunità che ti permettono di vivere da vicino situazioni che, fino a pochi giorni prima percepivi come un traguardo da raggiungere. Nel mio caso, riuscire ad assistere ad una sessione plenaria del Parlamento Europeo è sempre stato uno di quei sogni che, scrupolosamente, ho tenuto chiuso in un cassetto. Ho sempre provato un po’ di invidia per i corrispondenti, soprattutto per quelli che hanno la fortuna (si per me lo è) di parlare o scrivere in diretta da una delle sedi delle tre sedi dell’Europarlamento. E poi, è arrivata la mia occasione: il Meet your Mep con l’onorevole Lara Comi vice presidente del Partito Popolare Europeo (PPE).
Infatti, grazie al programma che permette agli europarlamentari di invitare i giornalisti a conoscere da vicino la realtà della politica comunitaria, per tre giorni ho lavorato a Strasburgo. E così in valigia, oltre al mio Mac ed allo smartphone, ho messo tutte le mie aspettative e certezze da giornalista. Poi succede l’inaspettato: arrivo in 1 Avenue du Président Robert Schuman, e davanti a me vedo l’imponente struttura del Parlamento. Ecco, in quell’istante, le gambe mi tremano.
Senza rendermene conto mi ritrovo a stringere la mano ad un uomo che non ha paura di difendere la memoria di sua moglie (Daphne Caruana Galizia) anche se questo può costargli la vita, o a stringere la mano al presidente del Parlamento Europeo mentre aspetto di entrare in sala stampa. Lì, vicina a personaggi di carattere internazionale, mi sono sentita piccola.
Ma a Strasburgo tutto è veloce, le dichiarazioni vengono calcolate al secondo, una conferenza dietro l’altra, giusto il tempo di salvare il file ed aprirne uno nuovo. E così, mi ritrovo nella press room a scambiare informazioni con colleghi giornalisti che ho sempre visto in televisione, a fare domande ad onorevoli su temi che coinvolgono l’Europa o richiedere video-interviste in quel VoxBox che per molti è un punto di arrivo. Ora mi sento “grande”. Dalla vostra inviata a Strasburgo, è tutto.