Aveva voluto il Varese, aveva sperato con ogni forza in quella chiamata e, una volta ricevuta, ha fatto di tutto per vestirsi di biancorosso, i colori con cui era cresciuto. A fine stagione scorsa, dopo pochi mesi, le strade di Simone Moretti e del Varese si sono separate ma il sentimento e l’attaccamento dell’attaccante classe 1983 per la squadra della sua città restano identici.
Ora Simone, così come gli altri due ex Varese Umberto Vingiano e Claudio Bonanni, milita nella Folgore Caratese, che è la prossima avversaria in campionato della formazione di Salvatore Iacolino. La Folgore vive un momento paradossalmente simile a quello del Varese, in quanto a questioni di campo: «Speravamo di avere sicuramente qualche punto in più in classifica – esordisce Moretti – perché l’obiettivo stagionale è quello di stare nelle prime quattro della classifica. Indubbiamente siamo un po’
indietro ma siamo partiti al 25 luglio con 25 giocatori nuovi, e serve tempo per amalgamare il gruppo quando hai ambizioni di vertice. Però questa è una bella società, a livello di staff e di strutture è davvero di altissimo livello. Pur essendo partiti a rilento, non tutto è compromesso: il Gozzano sta facendo un campionato incredibile, quattro mesi fa non avrei azzeccato mezzo pronostico su questa stagione. Però per me non è ancora chiusa, anche le squadre come noi ed il Varese possono credere ancora nella rimonta».
Ritrovare i biancorossi fa sicuramente effetto: «Stanno soffrendo un male simile al nostro, hanno cambiato molto e la partenza è stata lenta. Essendo Varese casa mia, sarà sicuramente una partita speciale e diversa dalle altre. Giocare contro i colori con cui sono cresciuto mi darà qualche brivido, ma dopo il fischio d’inizio sarà una partita come le altre». L’esperienza tanto sognata a Masnago non è poi andata come si aspettava: «Non sono deluso, perché quando sono arrivato a Varese durante la scorsa stagione non c’era davvero altro posto in cui avrei voluto essere. Essere al Varese era la cosa che desideravo di più, infatti presi l’occasione al volo senza pensare a nulla. A posteriori in quei sei mesi sono stati più i momenti negativi che quelli positivi, se penso al vissuto generale. Però il secondo posto finale e la finale playoff alla fine ci dicono che non eravamo così da buttare».
La possibilità di restare è sempre stata ridotta al lumicino: «Più che la speranza di restare c’è il dispiacere di non aver potuto giocare a Varese più tempo. Però era abbastanza chiaro a fine stagione scorsa che il 90% della squadra non sarebbe rimasto, per mille motivi che tutti conosciamo (ndr: Moretti così come Vingiano e Bonanni aspetta ancora delle mensilità della stagione scorsa) e che sono anche oggi all’ordine del giorno. Tornare a Varese è una scelta che rifarei altre mille volte, avrei voluto fare qualcosa di meglio perché l’obiettivo era vincere il campionato e spiace non esserci riusciti».