«Noi sindaci, soli in trincea In pensiero per moglie e figlie»

Ripensando all’episodio di martedì, quando una persona squilibrata non residente a Sesto è piombata in municipio cosparsa di letame minacciandolo, il sindaco Marco Colombo non può non essere preoccupato. La tragica vicenda di Laura Prati è ancora viva nel ricordo di tutti.

Sì, per fortuna. Poteva andare molto peggio. Sono preoccupato di questo innalzamento dei toni delle persone, che protestano per i più disparati motivi, spesso sbagliando bersaglio. Talvolta nel loro mirino c’è lo Stato, ma il Comune è l’organo più vicino ai cittadini, che pretendono dal sindaco risposte su questioni che non sono di sua competenza. Come è accaduto in questo caso specifico.

Ho mantenuto un atteggiamento calmo: avevo potuto constatare che l’uomo esasperato non era armato. Alzava la voce, diceva che se avesse avuto una pistola avrebbe sparato. Ma fortunatamente non mi ha messo le mani addosso. D’altronde non l’avevo mai visto, non sapevo chi fosse. Ho appurato che da cinque o sei anni non veniva a Sesto e che soltanto una volta aveva telefonato in Comune.

Non paura per me, ma grande fastidio. Le minacce invece mi hanno preoccupato: quando ha detto che sarebbe venuto a prendermi a casa ho pensato a mia moglie e alle mie figlie. Poi ero preoccupato anche per le persone del mio staff, che erano presenti alla scena. In municipio ci sono un centinaio di lavoratori che devono essere tutelati.

No, fatti simili non ne erano mai capitati qui a Sesto, né a me né ad altri, che io sappia. Anche se onestamente devo dire che molto spesso, almeno una volta a settimana, mi trovo di fronte persone agitate e arrabbiate per i motivi più disparati. Ma al massimo imbrattano i muri, creando anche danni economici. Quest’uomo, che ha vissuto in luoghi particolari come l’Iran, l’Iraq, la Giamaica, è una persona strana, forse abituata a metodi poco ortodossi…

È proprio così. Questo lo voglio proprio dire: gli amministratori sono lasciati soli. Non ci sono giudici che si prendano la responsabilità di arrestare chi compie atti del genere. È pazzesco: quest’uomo ha tenuto impegnate una ventina di persone, polizia, carabinieri, elicottero, ha provocato un’interruzione di pubblico servizio e provocato un danno da 30mila euro, e non si è preso neppure tre notti in galera. Anzi, ha già telefonato nuovamente in Comune per fissare un appuntamento. È assurdo che lo Stato non metta in carcere chi minaccia un primo cittadino. La tensione nelle città è alta a causa dei problemi economici, e noi siamo in prima linea. Bisogna fare qualcosa.

I nostri due agenti erano impegnati in un incidente e sono arrivati più tardi. Quattro Carabinieri sono giunti tempestivamente e hanno cercato di trattare con l’uomo: ma avevano le mani legate nell’agire, perché il fatto che fosse sporco e alzasse la voce non poteva essere considerato reato. Secondo me poi avevano anche paura di eventuali ripercussioni: basta toccare una persona per poi essere accusati di maltrattamenti.

Gli agenti avevano i manganelli, ma hanno cercato di evitare il peggio e di mantenere la calma. Appena hanno cercato di avvicinarsi all’uomo e di fermarlo questi si è dimenato e ha iniziato a scalciare. Anche a Castelletto Ticino, dopo la fuga, ci sono voluti quattro agenti per bloccarlo e indurlo a calmarsi.

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