Santinon resta solo e Varese non spegne i botti di Capodanno

Non passa la proposta dell’assessore al Verde: «Mi appello ai varesini, fate massima attenzione». Il caso Morazzone: «Da noi vietati, imitateci»

Varese non vieta i botti e perde un’occasione. Morazzone invece fa scuola: «Sono sei anni che applichiamo l’ordinanza a Capodanno. È un percorso di sicurezza che le amministrazioni devono iniziare». La giunta ha deciso ieri di non emanare alcuna ordinanza per limitare gli spettacoli pirotecnici durante la notte di Capodanno. A porre il veto sulla proposta dell’assessore alla tutela ambientale sono stati il sindaco,, e il suo vice . «Ho presentato un provvedimento che tutto sommato poteva metterci d’accordo – spiega l’assessore – Non avendo le risorse necessarie per vigilare sull’applicazione di un’ordinanza che vietasse a tappeto fuochi d’artificio e botti, su tutto il territorio comunale, avevo pensato di limitarla al solo centro storico e ai petardi».

Un compromesso che avrebbe, se non altro, dimostrato la sensibilità dell’amministrazione su un tema che stanno affrontando molti sindaci a livello nazionale. Sono 850 i comuni che hanno già emanato le loro ordinanze anti botti, per questioni prima di tutto di sicurezza e poi per tutelare gli animali e l’ambiente. Anche ieri i livelli di Pm10 nell’aria hanno sfiorato il limite consentito e i festeggiamenti di fine anno potrebbero ulteriormente peggiorare la qualità della nostra aria. «Purtroppo non ho trovato l’appoggio dei colleghi – sottolinea Santinon – Mi appello quindi al buonsenso dei cittadini e mi auguro usino la testa nel maneggiare i fuochi».

Proprio per evitare pericoli, alle persone e agli animali, il sindaco di Morazzone è da sei anni che applica una speciale ordinanza anti botti. «È limitata ai luoghi pubblici e ai petardi – spiega – ma è sufficiente per evitare rischi di infortunio e traumi ai cani e ai gatti». Per le strade è vietato dar fuoco a qualsiasi miccia, «eliminando, per esempio, la possibilità che qualcuno possa ferirsi toccando i botti inesplosi che rimangono a terra –

aggiunge – Oppure che nella concitazione dei festeggiamenti qualcuno venga colpito». A casa propria invece si può fare quel che si vuole. «Non abbiamo risorse sufficienti per vigilare casa per casa e un’ordinanza che poi non si fa rispettare non ha senso. Il monitoraggio dei luoghi pubblici invece è costante e chi viene beccato, paga». Anche Varese avrebbe potuto dare un segnale in questo senso e «la proposta di Santinon avrebbe rappresentato l’inizio di un percorso che tutte le amministrazioni prima o poi saranno chiamate a fare». Un percorso legale secondo l’Anisp (Associazione Nazionale Imprese e Spettacoli Pirotecnici), che ha già sguinzagliato i suoi avvocati contro le ordinanze anti botti che minacciano le loro attività. «Se sindaci male informati o giornalisti in cerca di sensazionalismo vogliono compiere una personale crociata contro i fuochi d’artificio, facciano i loro esposti all’Unione Europea – spiega il presidente – nel frattempo la smettano di fare danni alla nostra categoria, che permette di rendere gioioso un momento di festa dopo un anno di sacrifici e di giornate “grigie” a centinaia di migliaia di persone in tutta Italia, che rimangono totalmente incolumi».

L’Anisp pare determinata a portare in tribunale «tutti coloro che alimenteranno questo trend sensazionalistico e terrorista che sta provocando danni al nostro settore per milioni di euro». Il commercio e la produzione dei fuochi d’artificio e degli artifici pirotecnici rischia infatti gravissime perdite proprio nel breve ma strategico periodo del Capodanno. «Sicurezza, adeguato grado di rumorosità, rispetto delle normative sono già ampiamente raggiunti in tutti i prodotti marcati CE e comunque in tutti gli articoli pirotecnici che ad oggi sono commercializzati».