È uno degli intoccabili della Varesina, leader silenzioso e capocannoniere. È un attaccante completo, che sa agire su tutto il fronte offensivo dialogando con i compagni e creando pericoli per gli avversari. Oltre a questo è anche un veterano e domani la sua esperienza servirà alle fenici per avere la meglio sul Verbania. Questa è la carta d’identità di Alessandro Anzano, il Sovrano rossoblù.
C’è delusione perché pensavamo che avremmo raggiunto una salvezza tranquilla. Però nel calcio non c’è nulla di scritto, quindi può succedere qualsiasi cosa. Comunque più che di rivalsa c’è voglia di rimanere in Serie D perché lo meriteremmo.
Sì. Mi trovo bene con chiunque, sento fiducia e anche se non ero mai stato un giocatore della Varesina posso dire di essere arrivato in un ambiente che già conoscevo, perché con alcuni compagni e con il mister avevo lavorato alla SolbiaSommese. Poi c’è tutto il resto che ti offre la Varesina, una società seria che non fa mancare niente. Qualche contestazione da parte dei tifosi? C’è stata, però ho sempre e soltanto pensato a fare la mia partita.
No, nemmeno una volta; qui sto benissimo. Nei momenti difficili qualche sensazione negativa l’ho avvertita, per esempio nella sconfitta interna con il Casale, quando avevamo pareggiato allo scadere e all’azione successiva ci hanno segnato. Ma ho sempre creduto nella salvezza.
Perchè Sovrano? Da dove nasce questo soprannome?
Quando giocavo a Turate, in Eccellenza, ogni mese il calciatore che aveva giocato meglio veniva premiato. Così ad ottobre mi assegnarono questo premio e da quel momento iniziarono a chiamarmi Sovrano. È diventato talmente parte di me che ormai i compagni mi chiamano “Sovra” e non Alessandro o Ale.
Quello che ho segnato a Gozzano; il primo con questa maglia. Io non sono un giocatore che dà molto peso al fatto di non segnare, però dopo 5 giornate era arrivato il momento di esultare. Il più pesante? Il terzo alla Pro Settimo, quello con cui abbiamo pareggiato al 93’, e quello di domenica scorsa contro il Pinerolo. Con quella rete abbiamo dato il via alla rimonta.
Non essendo più un ventenne 34 partite si sentono, però non penso che sia colpa della posizione che sto occupando o del tipo di lavoro che mi richiede il mister. Lottare sulle palle alte, fare a sportellate e far salire la squadra rientra nel compito di una prima punta, quindi ero preparato.
Frugoli è più seconda punta, gli piace saltare l’uomo e viene spesso a prendere la palla, quindi con lui agisco più da centravanti. Castagna è una prima punta, quindi sa farsi valere fisicamente e predilige attaccare la profondità; quando giochiamo insieme la seconda punta la faccio io.
L’assenza di Frugoli è pesante, ma Castagna è un grande giocatore e il suo contributo è stato importante soprattutto all’andata. Quindi non è un problema, ma un piccolo punto negativo per il mister perché ha meno soluzioni.
Andare in campo per fare la nostra partita, puntando a vincere. Giocare per il pari non serve, ho già visto delle squadre fare questo calcolo e sono finite tutte male. Loro soffrono in difesa, quindi con il fraseggio veloce e cercando la profondità li potremo metteremo in difficoltà.
Prometto che daremo tutto in campo, mentre il pronostico non può che essere vittoria della Varesina.