Confluire e organizzarsi per soddisfare un bene primario dell’uomo, quale quello della ricerca di cibo, è stato passaggio obbligato cui hanno adempiuto gli antenati. Dalla comunità al cibo. La comunità, in quel caso, diventava – lo è tuttora, seppure con evoluzioni sociali che hanno portato ad anni luce di distanza dalle primordiali esperienze – strumento per garantirsi, in maniera efficace e duratura, la sopravvivenza. Il cibo come obiettivo, fine, scopo. Secoli fa.
Assodato, da allora, l’elemento cardine dell’organizzazione sociale quale struttura irrinunciabile, si è dato vita a percorsi di crescita collettiva che avessero la capacità di qualificare la vita dell’individuo e, di rimando, della comunità.
Dal cibo, le civiltà: una rivoluzione copernicana ha ribaltato il punto di partenza. Stavolta è il cibo a farsi strumento col quale dare vita a un grande processo culturale. Le civiltà dei sapori che insistono ed esistono per l’incessante processo che porta alla ricerca del gusto, della freschezza, della genuinità e del benessere sia in fase di produzione che in quella di preparazione.
Elementi che, declinati, danno vita a un appuntamento di genere che artigiani del settore e appassionati non possono perdere.
L’undicesima edizione di Golosaria, in scena a Milano da sabato 5 a lunedì 7 novembre diventa contenitore del cibo di qualità con incontri, degustazioni e show-cooking che portano al MiCo del capoluogo lombardo oltre trecento espositori (duecento di food e cento cantine) raccolti in isole merceologiche: si possono incontrare la civiltà del latte e dei formaggi, quella della norcinera, quella dell’acqua, quella dei cereali e dell’arte di conservare i cibi.
Ancora: 60 spettacoli di cucina gratuiti, 10 wine tasting e diversi laboratori per un totale di 90 eventi; 10 cucine di strada, 15 salumifici, 10 birrifici artigianali, affinatori di formaggi, produttori di dolci, cibo, vino e liquori.
Tra le delizie da assaggiare a ogni costo: pizze a lievito madre, pagnottella casereccia con farina di mais e cereali, polenta taragna, fonduta di Grana padano, gnocchi impastati con le patate di Oreno, Montebore e formaggi a latte crudo, salsiccia di Bra e piadina piemontese, fritto misto di pesce, tonno scottato su pietra sale, carbonara au koque, taroz e pizzoccheri, mondeghini di Brianza, pastrami con la carne salada, confetture con i frutti dimenticati, soppresse, paste di mandorla, pasta di grano Korosan, panettoni e creme di nocciola. Grande spazio, inoltre, è dedicato ai vini e allo street food, con cucine di strada d’autore a allestite lungo tutta l’area espositiva, fianco a fianco con aziende alfiere del Made in Italy.
A differenziare, fin dalla prima edizione, la proposta gastronomica di Golosaria è da sempre il forte legame con la guida alle cose buone d’Italia – “Il Golosario” – ideata da Paolo Massobrio nel 1990. Le boutique del gusto sono vere e proprie ciberie che, nella specializzazione settoriale, hanno il pregio di sposare gusto e benessere in un matrimonio che si traduce in evidenti elementi di fecondità nella variegata offerta – ancora più ricca – di eccellenze eno-gastronomiche.
Oltre che sviluppare il concetto di cibo come fattore di civiltà, Golosaria 2016 è portavoce, come ricordato da Massobrio nel corso della conferenza di presentazione, della qualità diffusa della cucina italiana, intesa nella differenziazione dei suoi innumerevoli territori.
La sensazione – lo insegnano le edizioni precedenti – è proprio quella: pare di trovarsi in un alpeggio, in una norcineria, in una qualsiasi delle ottime cantine che si intervallano tra la Sicilia e il Trentino.
L’intento degli organizzatori è quello di valorizzare i veri protagonisti della ristorazione, «spesso ignorati perché c’è da fare una dolce fatica nell’andarli a visitare e scoprire personalmente. Non solo i soliti coronati, ma i più innovativi, le trattorie, i wine-bar, molti dei quali gestiti da giovani».
Tra le novità di quest’anno: la Città dell’Olio, un intero spazio dedicato a circa 24 produttori divisi per classificazione; trecento espositori di cibo, Street Food, dieci punti per l’assaggio di vini, pasticcerie, salumifici, birrerie e altrettanti laboratori dedicati al gusto. Non mancano spettacoli a tema ‘food’ e sette aree in cui si svolgono eventi e dimostrazioni dal vivo.
Biglietti d’ingresso a 8 euro per l’intera giornata – i bambini fino a 10 anni non pagano – mentre il mini abbonamento per la tre giorni viene venduto a un costo di 22 euro.