«Declassato? Non me ne frega niente. Non credo più nella politica e nella possibilità di cambiare questo Paese in senso federale». Parola di Marco Reguzzoni, alla luce della decisione del direttivo provinciale di “degradarlo” da socio militante a socio sostenitore, in conseguenza del suo disimpegno dalla sezione di Busto Arsizio a cui è iscritto da quando andava al liceo.
Ma per l’ex presidente della Provincia ed ex capogruppo a Montecitorio parlare di “declassamento” non è appropriato. «Ognuno la interpreta un po’ come vuole, ma così sembra che uno va indietro rispetto ad altri, mentre questa non è una gara – afferma Reguzzoni – nella Lega c’è la distinzione tra i soci militanti e quelli sostenitori, e siccome io non faccio più niente, non sono più un militante attivo, e questo l’ho sempre detto anch’io, il problema non sussiste. È un atto che sta nella logica delle cose e che mi scorre via, perché l’ho sempre detto io per primo che non faccio più parte della vita attiva del movimento».
Quindi non c’entrerebbe la divergenza rispetto alla linea politica della Lega salviniana: «Non ho più intenzione di rientrare a fare politica e questa è una logica conseguenza – spiega Reguzzoni – sono giunto alla conclusione che non vedo spazi per cui questo Paese possa cambiare in senso federale, che è l’obiettivo della mia azione politica, perciò non ha senso che io mi impegni e chieda alla gente di darmi fiducia perché non vedo in questo momento la possibilità di realizzare alcunché. Questa è la decisione per cui ho smesso di credere nella politica in generale».
Un processo iniziato con la scelta di non ricandidarsi alle politiche nel 2013.
Ma il passaggio formale che porta a questo atto del direttivo provinciale si apre il 2 giugno dello scorso anno, quando Marco Reguzzoni raduna in un teatro di Milano centinaia di persone per presentare il movimento “I Repubblicani”, un contenitore di centrodestra nella logica dell’Italicum pensato insieme all’ex ministro Nunzia De Girolamo.
È la goccia che fa scattare, da parte della Lega Nord provinciale (su input, ribadirà poi lo stesso Reguzzoni in varie occasioni pubbliche, del suo nemico storico Fabio Rizzi, che poi finirà travolto dall’inchiesta giudiziaria sulla sanità), la richiesta di espulsione dal movimento, atto poi finito in stand-by.
Fino a giovedì sera, momento in cui il direttivo provinciale approfitta della discussione sulle espulsioni dei militanti nominati nel Comitato di Amministrazione della Fondazione Molina di Varese per decretare il «declassamento» di Marco Reguzzoni da socio ordinario militante (i cosiddetti “Som”) a socio sostenitore.