La difesa del dialetto sui cartelli della toponomastica varesina diventano un caso regionale. Perché a intervenire, ieri, sono stati due alti esponenti del Carroccio, il deputato , che è segretario nazionale della Lega Lombarda, e il consigliere regionale varesino . Un intervento, il loro, per stigmatizzare le parole espresse da un esponente locale del Partito democratico sulla pagina Facebook del nostro quotidiano, in un commento sotto il link relativo all’editoriale firmato dal collega .
Il collega Zinati ha espresso, come ogni giornalista libero e dotato di senso critico non ha solo il diritto, ma anche il dovere di fare, la propria opinione sulla tutela e valorizzazione della lingua locale. Il commento di , esponente del Pd varesino, inizia con questa frase: «Beh, già un articolo scritto da Kevin Ben Ali Zinati, in difesa del dialetto lombardo e varesotto fa un poco sorridere, ma indipendentemente dal benealtrismo imperante sui social, la domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: c’è qualcuno che colloquia in dialetto, e magari ci scrive anche, nella nostra provincia? A parte un’esigua minoranza di persone prevalentemente senili, a me pare di no».
Una frase, rivolta al collega Zinati, che per via del suo cognome non potrebbe essere preso sul serio a scrivere di dialetto, che appare decisamente fuori luogo.
E la cosa non è sfuggita ai vertici leghisti.
«È buffo che nel Pd, che anche in Lombardia propugna lo Ius soli con convegni e appelli al Governo ad approvarlo, poi abbia militanti, come il varesino Luca Ferrari, peraltro nominato in Aspem, che ridicolizzano un giornalista varesino, italiano, il cronista del quotidiano La Provincia, Kevin Ben Ali Zinati, solo per aver scritto un articolo in difesa del dialetto, sostenendo che fa sorridere che a difendere il dialetto sia un giornalista che di cognome fa Ben Ali» attacca Paolo Grimoldi. Il quale aggiunge: «Ecco, questi sono gli esponenti locali del Pd che predica lo ius soli, quelli che vogliono regalare la cittadinanza a tutti i figli degli immigrati ma poi li sfottono su Facebook per i loro cognomi stranieri e per le loro origini».
Grimoldi chiede quindi conto ai vertici del Partito democratico delle parole del loro esponente.
«Chissà cosa ne pensa a riguardo il segretario regionale del Pd, , peraltro varesino e dunque sicuramente a conoscenza di questa vicenda – aggiunge il leghista – Certo se a scrivere questo commento su Facebook fosse stato un militante leghista adesso Alfieri parlerebbe di inaccettabile razzismo, di ignoranza, di intolleranza ecc.».
Abbiamo contattato nel pomeriggio di ieri, fino a sera, i vertici locali e anche più elevati del Partito democratico, chiedendo una presa di posizione. Che al momento non ci è pervenuta.
Qualora arrivasse, siamo pronti a pubblicarla.