Mica ci siamo dimenticati del Leicester… È solo che quella favola non può ricapitare. Di certo non lì, in the middle of nowhere, in mezzo al nulla: si possono cacciare Claudio Ranieri e Andrea Azzalin dopo aver vinto quella leggendaria Premier League? La risposta l’abbiamo già data: maledizione stile sport USA sulle Foxes (mica tanto volpi per la verità…), per noi un attimo di attesa per scoprire la nuova avventura del tecnico romano e del preparatore varesino.
Estate 2017, per primo suona il telefono del mister: è il Nantes. Per secondo, quello del professore.
CR: «Andrea, torniamo in Francia?».
AA: «Lo dico a Erika».
Quei due, che coppia: un incastro perfetto. Scritto nel destino. Uomini così ce ne sono sempre meno: umili ma consapevoli e orgogliosi del loro spessore (umano, professionale); leggeri nella serietà, sinceri anche quando c’è da dire “no”. Di elegante generosità.
Stessa passione per il calcio. Stagione 86’/’87, Interregionale, Vigor Lamezia: inizia lì, a 35 anni, la carriera da allenatore di Ranieri. L’altro, il nostro, nel frattempo imparava a camminare. Avrebbe poi imparato a correre – e la sua progressione di potenza, inarrestabile, chi ha giocato nella gloriosa Aurora Induno del presidente Maculan se la ricorda ancora – mentre il primo girava le panchine d’Italia (Cagliari, 3 stagioni; Napoli, 2; Fiorentina, 4), d’Europa (Valencia, 2; Atletico Madrid, 1; Chelsea, 4) e ancora d’Italia (Parma, 1; Juventus, 2; Roma, 2; Inter 1).
Siamo al 2012. Il bottino del mister in queste 24 stagioni – al contrario di certe dicerie – non è niente male: una Serie C e una Coppa Italia Serie C; una Serie B; una Coppa Italia; una Supercoppa italiana; una Coppa del Re.
Su Wikipedia è riportato anche un dato curioso, un colpo da maestro, che non fa palmares ma piace ai tifosi: mai perso un derby. Né a Madrid, né a Valencia, né a Roma, Torino o Milano. Mai.
Se sia così o meno, non lo sappiamo: le fonti a cui rimanda l’enciclopedia libera non lo dicono espressamente e chi vi scrive non ha intenzione di controllare tutte quelle partite. Ma – così, a pelle – diciamo sì: un’impresa da uomo del popolo per chi diventerà l’eroe del mondo.
Due anni prima, mentre continuava a correre – a piedi, in pista ciclabile intorno al Lago di Varese; sui libri, all’Insubria e alla Statale, poi verrà il dottorato tra Università di Verona e di Kent – Azzalin iniziava anche a far correre: il Luino in Eccellenza e la Berretti a Varese (di mister “Toni” Criscimanni, con “Zanza” De Luca e “Ash” Lazaar).
Immaginava gli obiettivi, fissava i sogni: «Giocare la Champions League»; tracciava la strada: «Al lavoro».
Tempo di portare a termine gli studi (puntualità svizzera) con il dottorato di cui sopra, rieccoci al 2012. Azzalin, con la Primavera del Varese – e con Paolo Tomasoni, Giorgio Scapini, Danilo Vago, Stefano Besani – è tra le migliori 8 d’Italia: quella squadra, vola. E per il professore è ora di fare lo stesso.
Il primo sta cercando un preparatore atletico. «Claudio, fidati di me»: segnalazione, non raccomandazione.
«Ok».
Numero e tasto verde a Montecarlo, slide e risposta a Varese.
CR: «Andrea, vuoi venire in Francia?».
AA: «Lo dico a Erika».
Chi conosce Andrea, e crede nel destino, non è stupito dell’opportunità. Claudio, che crede nel destino, ci mette poco a conoscerlo: capisce, intuisce. Sente qualcosa. Claudio aggiunge capitoli alla sua storia, Andrea inizia a scriverli insieme al maestro:
Monaco campione in Ligue-2 (2013); Monaco secondo in Ligue-1 (2014) e qualificato in Champions League.
Obiettivo (e sogno) raggiunt… Ah no, fermi: esonerati. Ci poteva stare una maledizione anche lì, ma Montecarlo è Montecarlo dai…
Ah, nel frattempo il nostro si era anche vestito d’azzurro: Azzalin è il preparatore atletico della Nazionale Under 21 di Devis Mangia agli Europei d’Israele 2013, da cui ritorna con la medaglia d’argento e la maglia di Fabio Borini (dono, non richiesta), quella del gol in semifinale contro l’Olanda.
Nell’estate 2014, dopo due super stagioni al Monaco, bisogna però ripartire: nel calcio non c’è riconoscenza. E, in più, il calcio è fatto di alti e bassi: Ranieri accetta la panchina della Nazionale Greca, Devis Mangia firma con il Bari. Entrambi vogliono al loro fianco Andrea. Purtroppo, sono due flop: doppio esonero, a novembre la stagione 2014/2015 è già finita.
Inverno e primavera a casa: una sofferenza per chi ama il campo, il gruppo, il lavoro.
Azza tiene il telefono vicino, aspetta una chiamata. Che arriva: «Andrea, ti aspetto in Austria». Il Leicester è in ritiro lì, Ranieri ha accettato la panchina di una squadra che, da neopromossa, si è salvata in Premier League in volata. C’è una proprietà ambiziosa che, nella seconda stagione tra i grandi, spera di centrare l’Europa e così ha scelto un allenatore d’esperienza per un gruppo che di esperienza non ne ha.
Come andrà a finire, è leggenda. 2 maggio 2016: il Tottenham, secondo, si fa rimontare dal 2-0 al 2-2 dal Chelsea, il Leicester è Campione d’Inghilterra per la prima volta nella sua storia, il mondo intero celebra la più grande impresa calcistica mai realizzata.
L’anno successivo il Leicester sotto la loro guida brilla in Champions League («Sta volta ce l’hai fatta… Obiettivo raggiunto!». «Vero! Adesso sotto con il prossimo…». «Prego?». «Eh, adesso voglio vincerla: un giorno ce la farò. Al lavoro»), passando il girone da primo classificato, ma in campionato fatica, tanto. Incredibile ma vero, il 23 febbraio 2017 arriva l’esonero.
Un’altra primavera a casa, consapevoli che dietro l’angolo ci sarà un’altra avventura: basta aspettare l’estate.
I (tre) telefoni hanno squillato. Destinazione Nantes, per guidare i canarini, (ri)promossi in Ligue-1 nel 2012/2013, salvi nelle stagioni successive nella massima categoria francese, settimi l’anno scorso. Una squadra giovane e senza particolare esperienza, a cui piacerebbe raggiungere l’Europa.
Passate 13 giornate, il ruolino di marcia dice 7 vittorie, 2 pareggi, 4 sconfitte: 23 punti e quinto posto dietro a Psg (35), Monaco (29), Lione (26) e Olympique Marsiglia (25); 23 punti fatti di sacrificio e coesione, di spirito e di umiltà.
Un’altra storia da vivere e raccontare: tra una settimana vi porteremo a Nantes, alla Joneliere e alla Beaujoire, il centro sportivo e lo stadio dei canarini.
Un’altra favola? Impossibile. «Ma allora non hai imparato niente!». Ah, già…