– Una lettera dai contenuti chiari, diretti e sinceri, come soltanto i ragazzini sanno fare, quella scritta da , uno studente di prima media di Comerio, che ha indirizzato la sua missiva al sindaco del suo paese. Ieri mattina lo ha ricevuto in municipio insieme al padre, per dare al suo giovanissimo concittadino una risposta alle domande contenute nella lettera.
Francesco che è un alunno diligente e appassionato di storia, ha deciso di chiedere un parere al sindaco sulla delicata questione della vendita e dell’uso delle armi. Il ragionamento dello studente comeriese parte proprio dallo studio della storia. «Caro sindaco, mentre stavo studiando i Barbari mi sono accorto che i Romani commerciavano con essi armi e allora ho detto a mia mamma che i Romani erano un po’ sciocchi perché davano le armi ai Barbari – così inizia la lettera di Francesco – Mia mamma mi ha detto che anche qualche persona italiana vende armi ai popoli in guerra – prosegue la missiva – allora ho pensato che magari questi vendono le armi agli islamici che talvolta fanno attacchi terroristici».
Un ragionamento che non fa una grinza, come anche la riflessione finale. «Per questo mi chiedo come mai gli italiani non smettono di creare armi; può spiegarmelo lei?» conclude Francesco. Un quesito a cui è difficilissimo trovare una risposta; il sindaco di Comerio ha pubblicato la lettera qualche giorno fa sui social, chiedendo una mano per trovare le giuste risposte. Se uno degli obiettivi di Francesco era far riflettere anche gli adulti sulla questione da lui sollevata, è stato certamente raggiunto. «A Francesco ho risposto che le armi possono essere utili per difenderci, come per le forze dell’ordine, dipende ovviamente dall’uso che se ne fa» spiega Aimetti, che ha accompagnato il suo giovanissimo concittadino in un tour del palazzo comunale.
«Certo non bisognerebbe vendere le armi a quegli Stati dove non ci sono democrazia e libertà, quanto piuttosto promuovere la costruzioni di ospedale e scuole» continua il primo cittadino, il quale ha fatto una proposta a Francesco. «Ricevere questa lettera mi ha fatto molto piacere; gli ho chiesto di parlarne con i suoi compagni e le insegnanti; potrebbe nascere una ricerca interessante» conclude Aimetti.